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Archeologia del potere. Re, immagini e miti a Roma e in Etruria in età arcaica
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Descrizione


Intorno alla metà del VII secolo a. C. le comunità italiche dell'area tirrenica istituirono rapporti duraturi con il mondo orientale, in particolare con quello greco. Da tali culture "importarono" anche una delle loro creazioni più originali: il mito. Secondo l'autore la rielaborazione del mito in area tirrenica acquista un'importanza fondamentale. Un saggio che esplora la fortuna del mito greco in area tirrenica e che dimostra come la tradizione per rinnovarsi ricorra spesso ai miti delle altre genti più che alla propria storia.
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Dettagli

1994
17 marzo 1994
208 p., ill. , Brossura
9788830411999

Voce della critica


scheda di Martignetti, P., L'Indice 1994, n. 7

L'area etrusca a partire dal IX secolo a.C. è coinvolta con intensità via via crescente nei traffici commerciali mediterranei, che la pongono così in contatto con i mercanti fenici e soprattutto greci, che vi giungono alla ricerca delle materie prime di cui questa regione è particolarmente ricca (metalli). Il controllo sulle merci e l'organizzazione degli scambi ha favorito la formazione di gruppi gentilizi presso i quali l'accumulo di ricchezza coincide con il controllo del potere. Questo fenomeno è particolarmente intenso e precoce nell'area etrusco-laziale dove si svilupperanno i grandi centri urbani di Cerveteri, Veio, Tarquinia, Vulci e Roma. La frequenza dei contatti con i naviganti greci favorisce la conoscenza e la diffusione del mito greco in Etruria, dapprima all'interno della società gentilizia e poi tra un pubblico più vasto. Le modalità di diffusione del mito, in particolare durante le fasi iniziali di questo processo articolate durante il VII e il VI secolo a.C., in mancanza di fonti scritte sono ricostruibili grazie all'analisi della documentazione archeologica. Così vediamo che mentre il mito è utilizzato per legittimare il potere aristocratico, ad esempio nella decorazione delle regge principesche in Etruria e a Roma, contemporaneamente esso si diffonde, grazie alle scene dipinte sui vasi, tra un pubblico più vasto, attivo nello sviluppo dei centri urbani. Successivamente, al termine di questo processo, cioè alla fine del VI secolo a.C., al mito viene riconosciuto un ruolo pubblico all'interno della città e viene riservato uno spazio esclusivo nella decorazione templare, mentre l'antico legame tra aristocrazia e mito perdura soltanto in contesti privati (in particolare nelle pitture tombali). Quest'opera offre l'occasione di osservare come attraverso i reperti archeologici, di cui viene offerta un'ampia rassegna, sia possibile ricostruire un quadro storico di ampio respiro di una civiltà come quella etrusca, di cui purtroppo sono andate perdute le fonti storiche scritte.

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