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Grazie al sostegno della Fondazione Crt e alla collaborazione dell'Associazione Amici dell'arte in Piemonte, la Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico del Piemonte ha pubblicato un volume dedicato all'Archivio storico dell'Armeria reale, al suo riordinamento e alla pubblicazione dell'inventario dei documenti che coprono un lungo arco di tempo, dal 1833 al 1950. Nella premessa Paolo Venturoli, responsabile del progetto di restauro e di riallestimento della Galleria del Beaumont, ricorda come soltanto intorno al 1980, grazie a Claudio Bertolotto, allora direttore dell'Armeria, si scoprì e si iniziò a studiare e valorizzare l'importante Archivio storico della "Galleria d'Armi": da quel momento la conoscenza e lo studio delle carte dell'Archivio furono alla base della pubblicazione del volume L'Armeria Reale di Torino (1981-1982), della riapertura dell'Armeria (1987) e del progetto di schedatura dei singoli documenti dell'Archivio, sotto la guida di Isa Massabò Ricci, direttrice dell'Archivio di Stato di Torino.
L'avanzamento del progetto, che prese in considerazione sia le carte presenti in Armeria, sia quelle conservate presso l'Archivio storico della Soprintendenza a Palazzo Carignano, permise, a partire dal 1997, una serie di pubblicazioni relative ai restauri dello scalone di Benedetto Alfieri, alle armi preistoriche e classiche e, ancora, ai disegni e alle fotografie dedicate all'illustrazione della prestigiosa Galleria d'Armi carloalbertina. Non solo, ma la schedatura dei documenti, riguardanti l'accrescimento delle collezioni, la manutenzione delle armi, le pubblicazioni relative all'Armeria, la contabilità, l'apertura al pubblico, la formazione della biblioteca, gli acquisti, è fondamentale e irrinunciabile per un riallestimento dell'Armeria, rigorosamente filologico, quale quello attualmente in corso: il lucido progetto restituirà la collezione d'armi, voluta da Carlo Alberto all'interno di Palazzo Reale, cioè in una reggia europea con una forte storia dinastica, nella aulica Galleria del Beaumont, dove le armature e le armi cinquecentesche si porranno di nuovo in stretto rapporto tra loro e con le vetrine ottocentesche finalmente recuperate, e restaurate per "una ricca collezione di armi antiche (...) ove gli splendidi arnesi di guerra del Medio Evo attesteranno alle future età la squisitezza del gusto e lo sfarzo delle marziali pompe cavalleresche", come scrisse Roberto d'Azeglio nel momento della prima apertura al pubblico.
Molte altre occasioni per la ricerca offrirà l'Archivio storico pubblicato: non ultima quella delle vicende più antiche delle armi tuttora individuabili nella Galleria del Beaumont. Il primo suggerimento ci viene da una "noterella" di Domenico Promis, diretta, nel 1836, a Vittorio Seyssel, nella quale si allude alla presenza, sin dagli anni sessanta del Settecento, nel giovane Museo di antichità della Regia università, del famoso scudo di fattura "celliniana", prestigioso oggetto cinquecentesco, che potremo ben presto ammirare nella sua custodia originale nell'Armeria riallestita. Insieme ad altre armi e armature "antiche" o "all'antica", anche equestri, il "clipeo" faceva quindi parte, all'interno dell'organico sistema degli stabilmenti scientifici dell'Università settecentesca, delle "manifatture singolari d'ogni secolo e massime de' secoli antichi" raccolte nella Camera di curiosità. Un altro progetto museale, dopo complesse vicende, e dopo le spoliazioni napoleoniche, le avrebbe riunite, invece, nella Galleria di Palazzo Reale a rappresentare "le glorie dei monarchi per cui fu ampliata o serbata illesa la fortuna della patria", come scrisse Felice Romani nel 1840 sulla "Gazzetta Piemontese".
Lucetta Levi Momigliano
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