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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2010
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Buon modo per fare divulgazione: semplice, chiaro, avvincente senza l'ambizione di essere esaustivo. Un ottimo punto di partenza per affrontare l'argomento e per avventurarsi nell'approfondimento(ricca bibliografia d'ordinanza alla fine). Lettura adattissima ai giovanissimi.
Con Lapierre non si sbaglia mai, un libro bellissimo...mentro lo leggi proverai vergogna per il genere umano a cui appartieni ma alla fine vedrai la luce in fondo al tunnel e ritroverai la speranza!
Ho visto Dominique Lapierre in una intervista con Licia Colò e sono rimasto colpito dalla energia positiva e dai valori umani che rappresantava in maniera solare e convinta. Ho trovato il libro interessantissimo. Lo stesso libro mi ha fatto innamorare della storia del Sudafrica e dei suoi protagonisti. Si ha modo di approfondire le conoscenze sull'aphartaid e di soffrire alla constatazione di quanto l'uomo può essere ciecamente brutale se mosso da ideali folli, e di gioire vedendo che in mezzo alle condizioni più disumane brillavano figure meravigliose come Nelson Mandela e la dott.ssa Helen Liebermann. Quanti esseri umani avrebbero invitato come Mandela i propri aguzzini al prorpio insediamento alla presidenza dela Sudafrica, dopo 27 anni di tormenti indicibili e miglia di fratelli morti solo perchè rivendicavano i più elementari diritti alla vita? Quanti avrebbero rischiato la vita come la Liebermann? L'umanità è piena di esempi meravigliosi, e penso proprio che le due figure sudafricane siedano tra le più belle. Grazie Dominique.
Recensioni
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Quando, nel 1652, tre caravelle battenti bandiera olandese sbarcarono davanti alla Table Mountain, nell'estremo sud dell'Africa, nessuno avrebbe potuto immaginare che lì si stesse per scrivere il primo capitolo della storia, travagliatissima, del Sudafrica di oggi. Un paese che nasce da un mosaico di persone e di etnie, salvato da "personaggi più grandi della storia" come Nelson Mandela, ma anche il chirurgo Christian Barnard e la "madre Teresa sudafricana" Helen Lieberman. è il Sudafrica che lo scrittore francese Dominique Lapierre, autore di Stanotte la libertà e La città della gioia, racconta in questo suo nuovo lavoro, ricostruendo l'epopea del paese africano, dall'arrivo dei coloni olandesi nel '600 fino ai giorni nostri.
Capo di quella prima spedizione era un chirurgo trentaquattrenne, Jan van Riebeeck, al servizio della potentissima Compagnia olandese delle Indie orientali. Con una cinquantina di famiglie, avrebbe dovuto piantare le sementi e coltivare insalata destinata a prevenire lo scorbuto sulle navi olandesi, lanciate nella corsa delle spezie. Alle loro spalle c'era una nazione con la prima marina militare al mondo che, spinta dalla predicazione calvinista, si considerava il "popolo che Dio ha scelto" per diffondere i valori cristiani nel mondo. Con la Bibbia in una mano e il moschetto pieno di polvere da sparo nell'altra (secondo l'insegnamento di Oliver Cromwell), quei contadini nomadi boeri ben presto divennero stanziali: allevando il bestiame, si trasformarono in "una nuova tribù bianca", gli afrikaner, e fecero proprio quel paese all'altro capo del mondo, rompendo i rapporti con la madrepatria. Cominciarono gli scontri con le tribù nere mobilitate contro il "popolo dei carri" e i nuovi coloni. A questi ultimi, a fine '700, si aggiunsero gli inglesi, sbarcati anch'essi per sfruttare quella terra ricca di oro e diamanti, e per creare nuovi schiavi.
Lapierre ci restituisce così tre secoli di storia sudafricana col suo stile avvincente e scorrevole, e attraverso le testimonianze di grandi e piccoli personaggi emerge un quadro storico variegato nel quale zulù, boeri, soldati della regina Vittoria si affrontano a viso aperto. Si arriva fino alla dittatura dei bianchi, quando nel 1948 il nazionalista Daniel F. Malan prese il potere e fondò il regime dell'apartheid. Si susseguirono deportazioni, ribellioni dei neri, che lasciarono sulle strade centinaia di morti. Un incubo che Lapierre narra con profondo rigore e umanità e che terminò solo nel 1990, con la liberazione del capo della resistenza nera Nelson Mandela, dopo 27 anni di carcere, e la sua successiva elezione alla presidenza del paese nel 1994.
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