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Un volume splendido, edito per la prima volta in Italia nel 2006, e ripubblicato oggi in brossura, sempre dalla casa editrice Phaidon, con un prezzo decisamente abbordabile. Introdotto da un saggio puntuale ed esauriente di una quarantina di pagine del filosofo e critico d'arte inglese Peter Osborne,il libro si articola in otto sezioni,documentate tutte con immagini delle più importanti opere di ogni artista antologizzato, e commentate da didascalie esplicative sulle intenzioni che stanno alla base di ogni "gesto artistico". A conclusione dell'ultima sezione, dedicata agli epigoni dell'arte concettuale e ai suoi contestatori,una breve biografia di tutti i nomi ospitati. Gli unici italiani presenti sono Alighiero Boetti con la sua "Arte Povera" e le sue classificazioni, e Piero Manzoni, che dichiarava "vendo idee, idee chiuse in un contenitore". In cosa consiste,dunque, l'arte concettuale? Sviluppatasi negli anni 50-60 in Europa, America e Giappone, si segnalò subito per la sua forte carica dissacrante e provocatoria nei confronti dell'arte tradizionale. Ebbe come precursore Marcel Duchamp, che introducendo sul palcoscenico internazionale, tra le altre sperimentazioni, il readymade, trasformò radicalmente l'arte, modificandola da ricerca morfologica a ricerca funzionale. Questo nuovo modo di intendere il processo artistico era incentrato soprattutto sull'atto culturale del definire cosa fosse l'arte, sottolineandone anche gli aspetti sociali,materiali,corporei, gestuali,multimediali,di performance,di mercato e pretendendo una partecipazione creativa degli spettatori all'avvenimento in mostra. L'arte,insomma,diventa sempre più un'attività che un prodotto, e propone un impatto violento con il pubblico, continuamente coinvolto dall'artista, catalizzatore di un cambiamento spiazzante che privilegia il concetto, l'idea, rispetto all'osservazione impersonale e asettica. I nomi più noti al grande pubblico: Andy Warhol e Yoko Ono.
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