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Questo è un libro da avere assolutamente per qualsiasi amante di Mario Monicelli e del suo cinema: si tratta infatti dell'unico, da lui stesso scritto, che racconti le sue vicende artistiche in maniera dettagliata e approfondita. Sono oltre duecento pagine, chiaramente gustosissime, nelle quali il regista ripercorre la sua carriera fino a Speriamo che sia femmina (1986, l'anno in cui questo volume viene dato alle stampe), concedendo qua e là – soprattutto nella parte iniziale – qualche accenno sulla sua vita privata, della quale non si è mai saputo effettivamente granché. Ma ciò che più conta sono naturalmente le riflessioni e annotazioni sul cinema, gli aneddoti del set e le spiegazioni che Monicelli in prima persona fornisce su tante sue scelte artistiche: cosa lo ha spinto a girare I soliti ignoti? Cosa non ha funzionato ne La mortadella? Perché scegliere Monica Vitti come protagonista de La ragazza con la pistola? A corredare e impreziosire il volume compaiono la prefazione di Tullio Pinelli e, in coda, la commedia in tre atti scritta dallo stesso Monicelli e intitolata La piccola stazione di campagna.
Recensioni
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scheda di Tomasi, D., L'Indice 1987, n. 4
Regista fra i più nobili della riscoperta arte della commedia all'italiana, Monicelli dà qui corpo a un proprio profilo autobiografico, con l'aiuto complice del critico Lorenzo Codelli. Il presente volume nasce infatti da una serie di amichevoli conversazioni avvenute nel corso di vari anni e che qui si trasformano in una sorta di lungo monologo nel quale Monicelli narra il proprio avventuroso viaggio attraverso venti anni di cinema italiano. Dall'esordio di "Totò cerca casa" (1948), attraverso i successi de "I soliti ignoti" (1958), "I compagni" (1963), "L'armata Brancaleone" (1966), "Amici miei" (1975), "Un borghese piccolo piccolo" (1977) sino al recente "Speriamo che sia femmina" (1986), il regista toscano si è sempre mosso in bilico tra le ambizioni d'autore e le soluzioni di mestiere. Questo difficile e precario equilibrio si evidenzia in più parti nei suo libro, come ad esempio accade nelle malcelate battute polemiche nei confronti di Visconti o del neorealismo e nell'elaborazione di un proprio principio di scrittura, che l'autore stesso sintetizza con la frase: "La maniera più difficile di girare consiste nel far tutto con la massima semplicità". Il volume comprende anche il testo di una commedia inedita scritta dall'autore tra il 1948 e il 1950.
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