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L' assommoir
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L' assommoir - Émile Zola - copertina
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assommoir

Descrizione


"Ho voluto dipingere il tracollo fatale di una famiglia operaia nell'ambiente appestato dei nostri sobborghi. Dove regnano l'ubriachezza e l'ozio, prima o poi troviamo l'allentamento dei vincoli familiari, le sozzure della promiscuità, il progressivo oblio dei sentimenti onesti; poi, in conclusione, la vergogna e la morte." Eppure, continua Émile Zola, "L'Assommoir è il più casto dei miei libri. La forma, soltanto la forma ha scandalizzato i critici. Il mio crimine è di aver avuto la curiosità letteraria di raccogliere e di fondere in uno stampo molto elaborato la lingua del popolo". Lo straordinario esperimento linguistico di Zola è l'invenzione di una forma narrativa ricca di indiretti liberi capaci di creare una intensa empatia con i personaggi e al tempo stesso di far irrompere nel testo una violenta denuncia sociale, senza che sia l'autore a farsene carico in prima persona. Il primo romanzo che emani davvero "l'odore del popolo" è qui offerto nella traduzione e con l'apparato di commento di uno dei più famosi francesisti italiani.
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Dettagli

2014
Tascabile
9 settembre 2014
XXVI-685 p., Brossura
9788804641230

Valutazioni e recensioni

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Andrea
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Il capolavoro di Zola parla da sé. Ciò su cui vorrei soffermarmi è il corredo di note che affronta brillantemente i nodi cruciali dell'opera. Pellini prende per mano il lettore e lo guida attraverso la complessità del testo senza mai banalizzarlo, anzi arricchendolo con puntuali riferimenti.

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Antonio
Recensioni: 5/5

Il romanzo è (secondo me) meraviglioso; il mio giudizio è però soggettivo e non val la pena spendere a riguardo troppe parole. Merita invece una menzione speciale quest'ottima edizione corredata da un apparato di note veramente utili a comprendere l'opera. La traduzione è inoltre scorrevole e accurata.

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luciano
Recensioni: 5/5

In questo romanzo viene descritta la vita d'inferno nei sobborghi di Parigi di metà Ottocento e, forse, è la stessa vita d'inferno che, oggi, si vive in tutte le periferie del mondo. Alla miseria, allora come oggi, è spesso abbinata una violenza cieca e brutale che viene messa in atto sulle donne; vengono maltrattate, picchiate a sangue, prese a calci da padri e mariti, ubriachi fradici, sempre. E' ciò che succede a Laile, una bambina di otto anni, massacrata dal padre, perennemente imbottito di acquavite. La sofferenza di Laile, la descrizione dei suoi patimenti, la sua morte su una brandina, con il corpo sanguinante e coperto di lividi, sono raccontati in pagine memorabili, che fanno riaffiorare alla mente la piccola Cosette de "I miserabili", ma a differenza del personaggio di Victor Hugo, per Laile, non c'è alcun riscatto, alcuna redenzione, alcuna felicità nella sua brevissima vita. E, in questo inferno di miseria, anche morale, si cerca l'oblio, ci si stordisce nell'alcol, aggiungendo, così, miseria alla miseria e, via, via, gradino dopo gradino, si precipita verso la perdita di se stessi, la distruzione dell'io, per giungere, alfine, alla follia. L'uomo è solo fame e freddo, manca la solidarietà tra miserabili, e la vita altro non è che una prigione crudele e insopportabile, da cui si fugge affogandosi nell'alcol. Dalla miseria si passa all'alcolismo; da un pozzo buio e profondo, si passa ad un altro pozzo ancora più buio e profondo, dove manca un qualsiasi bagliore di speranza. Emblema di tutto questo, fonte di ogni oblio, è L'Assommoir, l'osteria di papà Coulombe, nel cui cortile troneggia il distillatore, che produce continuamente litri e litri di alcool; macchina venerata e temuta, che trascina via i dolori della vita, ma che è anche la distruzione della vita stessa.

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Émile Zola

1840, Parigi

Scrittore francese. Rimase presto orfano e trascorse l'infanzia e la giovinezza in gravi ristrettezze economiche. Prima di raggiungere il successo con i suoi romanzi, visse lavorando presso la casa editrice Hachette e facendo il giornalista, attività che non abbandonò mai del tutto. Considerato il caposcuola del naturalismo letterario, fu al centro di numerose polemiche artistiche, impegnandosi, tra l'altro, nella difesa di Manet e degli impressionisti ("I miei odii", 1866). Ma l'avvenimento più clamoroso della sua vita è legato al caso Dreyfus. Schieratosi con gli innocentisti, denunciò il complotto militarista e reazionario con la famosa lettera aperta (J'accuse) pubblicata su "L'Aurore" (1898). Condannato a un anno di carcere, per evitare la prigione,...

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