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La badessa di Castro. Ediz. bilingue - Stendhal - copertina
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La badessa di Castro. Ediz. bilingue - Stendhal - copertina

Descrizione


La novella è considerata l'opera gemella de "La Certosa di Parma", non solo perché entrambe furono scritte tra il settembre 1838 e il febbraio 1839, ma anche per la straordinaria consonanza tematica che risponde a uno dei momenti creativi più maturi di Stendhal. Come scrive Mariella Di Maio, nel personaggio di Giulio Branciforte, Stendhal "crea il tipo stesso dell'eroe cavalleresco, brigante, mercenario e innamorato perfetto, eroe dei boschi e delle foreste, come gli eroi di Ariosto. Il sogno di Giulio si schianta contro i muri neri del convento in cui Elena Campireali è reclusa e dove morirà". È attraverso questa complessità che «La badessa di Castro», come fa notare sempre Di Maio diventa "opera cerniera" tra le historiettes romaines e "La certosa di Parma", e ci introducono "alla grande prova narrativa della maturità". «La badessa di Castro», opera non conosciuta come le altre di Stendhal, è un capolavoro assoluto che meriterebbe una maggiore attenzione per il suo alto valore letterario.
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Dettagli

2023
14 settembre 2023
304 p., Brossura
9791281082274

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Ascaro88
Recensioni: 1/5
Buone le intenzioni del curatore e traduttore, meno il risultato

L'intenzione è lodevole (offrire un'edizione con testo a fronte e corredata da una serie di paratesti utilil alla comprensione dell'officina di Stendhal), ma il risultato è un po' deludente: la traduzione cerca di rispettare la lettera dell'originale, forzando èerò troppo i limiti dell'italiano. Ne risulta una prosa a tratti incomprensibile. Ad esempio: "la fin", cioè "il fine, lo scopo", tradotto con "la fine", che vuol dire un'altra cosa, in italiano. E questo è solo uno dei cento esempi che si potrebbe fare (tavolta Stendhal glossa tra parentesi le parole italiane che riporta nel testo: ecco, forse non serviva tradurre anche la glossa fra parentesi). A che pro rispettare fino a questo punto la lettera del testo? Lo si rovina.

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Stendhal

1783, Grenoble

Pseudonimo di Henri Beyle. A sedici anni si trasferisce a Parigi dove si impiega al ministero della Guerra. Nel 1800 raggiunge l'armata napoleonica in Italia e lavora come impiegato nell'amministrazione imperiale, viaggiando in Germania, Austria e Russia. Dopo la caduta di Napoleone si stabilisce in Italia, abitando soprattutto a Milano. Torna a Parigi nel 1821, vive collaborando a riviste con articoli di critica artistica e musicale. Dopo la rivoluzione del 1830 e l'avvento di Luigi Filippo viene nominato console a Civitavecchia. Muore a Parigi. Le sue opere principali sono: "Considerazioni sull'amore" (1822), "Il Rosso e il Nero" (1830), "La Certosa di Parma" (1839), "La Badessa di Castro" (1839), "Vita di Henry Brulard" (1890), "Ricordi d'egotismo" (1892), "Lucien Leuwen" (1894).

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