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l'innocenza la purezza dei bambini annientata dall'ignoranza degli adulti. Coinvolgente, indimenticabile.
Un punto di vista insolito, quello del figlio d'un nazista. Uno stile insolito: semplice, immediato, infantile. Una storia conosciuta e terribile, vista attraverso l'ingenuità di un bambino. E un finale commovente e tragico, ma non disperato: finchè esiste Dio, la morte non avrà mai l'ultima parola.
La situazione è talmente inverosimile da rovinare tutto. Accettabile solo come libro per ragazzi.
Recensioni
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Anche nella letteratura per l'infanzia sono presenti molti libri sulla Shoah per lo più con protagonisti bambini secondo un'ottica particolare quella appunto delle piccole vittime (ma nel più bel racconto Rosa Bianca di Roberto Innocenti il punto di vista è quello di un'osservatrice esterna una bambina che guarda attonita l'incomprensibile e indicibile). Anche il romanzo di Boyne adotta questa estetica dello sguardo infantile però qui l'occhio che vede e stenta a mettere a fuoco il senso delle immagini è quello di un bambino biondo tedesco e ariano il figlio del comandante di Auscit. Bruno nove anni sbalzato dalla sua bella casa di Berlino in un brutto posto senza amici con cui giocare vede dalla sua finestra un recinto di filo spinato dietro al quale sono delle baracche un paio di costruzioni con camino tanti uomini donne vecchi e bambini tutti con un pigiama a righe e un berretto grigio. Durante un giro di "esplorazione" incontra un bambino dietro il reticolato Shmuel anche lui di nove anni smunto sporco grigio come il suo pigiama righe. La ripetitività degli incontri rischia di gettare un'ombra sulla ripetitività dell'intera vicenda finché nella parte finale del racconto a partire dal momento in cui Bruno viene rapato a zero perché ha preso i pidocchi e il padre decide di rimandarlo a Berlino con la madre e la sorella il racconto subisce un'improvvisa accelerazione narrativa ed emozionale fino a precipitare nel tragico finale. Durante l'ultimo incontro Shmuel porta un pigiama a righe all'amico che striscia sotto la rete ed entra nel lager dove improvvisamente i soldati avviano i prigionieri nelle camere a gas. Bruno prende le mani dell'ebreo quando le porte vengono chiuse: "Tu sei il mio miglior amico. Il mio amico per la pelle". Tra favola e storia i bambini i più deboli sono le prime vittime.
Fernando Rotondo
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