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scheda di Sartor, M., L'Indice 1992, n. 7
Con un'iniziativa editoriale di largo respiro viene proposta una serie di volumi a più mani nell'intento di far conoscere un'arte non propriamente familiare al lettore italiano, come quella ibero-americana. Esiste una propensione naturale del Messico al barocco, sulla base delle vicende storico-culturali precolombiane e di quelle legate all'integrazione tra le culture indigena e spagnola. La città barocca viceregale pur vivendo il condizionamento dell'impianto regolare fondazionale, crea effetti prospettici e fondi scenici con una sapiente disposizione di edifici, con facciate ampie e movimentate, soprattutto nelle strutture religiose, mentre 'alamedas' e 'paseos', al margine della città cinquecentesca, esaltano la funzione spettacolare del viale alberato e del parco, come asse e polarità della dialettica policentrica che è propria della vita urbana barocca. Nel libro si evidenzia il ruolo della scultura e della decorazione architettonica nel rutilante policromismo, che è tipico del Messico, e non solo della sua anima popolare, ottenuto con criteri tecnici e compositivi, nonché stilistici, che ricorrono a un'ampia varietà di materiali e di soluzioni. La pittura, intesa nel senso aulico, impone il confronto tra quanto si fa in Messico e quanto viene dall'Europa, con gli influssi di Rubens Zurbar n, Valdés Leal e infine Murillo. Anche se non si arriva alla creazione di una scuola locale, si sviluppa tuttavia uno stile perfettamente rispondente alle peculiarità di una società viceregale, sempre più "altra" rispetto alla madrepatria. L'attenzione rivolta all'arredo, al costume, alla decorazione, alla letteratura, oltre che all'architettura, alla pittura e alla plastica, fa sì che il volume proponga al lettore strumenti per una valutazione seria, per la quale sono forniti dati e confronti, imprescindibili per chi si accosti alla grande cultura barocca del Messico e al riconoscimento dei suoi tratti più originali.
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