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È difficile commentare questo testo, perché ci presenta la condizione umana, la fragilità che le persone devono affrontare nel corso della vita, la precarietà e caducità delle cose, il limite stesso e il senso del mondo. L'anima è il pensiero la sensibilità vera dell'uomo. Capire Dio e soprattutto la fede che ci dà forza che illumina di una luce interiore la nostra esistenza come una stella lucente. Viene messa in evidenza l'essenza dell'autore che ci mette in relazione con il concetto del bene del bello...
Questo testo leggero e breve ci mostra uno Sgarbi che con estrema finezza ci porta nel mondo della bellezza , idilliaca e quasi ellenistica . Il testo in questione sarebbe bene leggerlo in una serata tranquilla , con una luce tenue attaccata e con la mente sgombra da pensieri . Il bene molto spesso si lega col bello , un elemento importante per fa crescere la nostra cultura e le nostre sensazioni . Bellissimo scritto , molto intimistico e che rende facile una meditazione su temi importanti e di importanza capitale . Il bene e il bello con Sgarbi diventano sublimi . Vi consiglio di leggerlo in una sola notte , avrete delle sensazioni incredibili . Salutoni Alessio
Con questo vorrei chiedere scusa a Vittorio Sgarbi per averlo giudicato con superficialità. Il libro (specie la seconda parte, più intimistica) è quanto di più sincero e commuovente mi sia mai capitato sotto gli occhi. Non sto scherzando. La commozione non è sdolcinatura o sentimentalismo. Forse non è neppure sentimento. Forse è proprio scorgere da vicino un uomo, non interessa come sia o se la pensa diversamente, anzi, nel mio caso, più è distante da ciò che pensavo, ma è capace di convincermi di sé con la sua sincerità, più quell'uomo si fa amare. Far sbocciare i pensieri di quella rosa che è dentro di noi, che pochissimi si fermano a contemplare in questo giardino sempre più secco e disadorno, è un miracolo che fa bene. Grazie, Vittorio. Vorrei essere un po' tuo parente nel senso che tu intendi, anche da lontano, anche in silenzio, anche se molti non ti hanno ancora capito perché vedono di te solo le tue reazioni alla morte (specie quella dei vivi morti). Gian Castello
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