C'è chi si è dipinto come un Robin Hood moderno, chi ha cominciato ad ammazzare per vendetta e poi ci ha preso gusto. C'è chi si è definito il "Gianni Agneili di Napoli" perché dava lavoro a migliaia di persone e chi continua a proclamarsi un onesto commerciante perseguitato dalla legge. Pazzi, esaltati, timidi, insicuri, paranoici, spietati, vigliacchi e narcisisti: s'incontra davvero di tutto nell'affollata galleria dei boss che hanno fatto della camorra una delle più ramificate e perva-sive organizzazioni criminali del mondo, in grado di impossessarsi di molti settori dell'economia e di produrre una quantità impressionante di morti ammazzati. In cima all'elenco dei protagonisti di una devastazione alla quale lo Stato è in parte riuscito a porre rimedio non può che esserci Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, seppellito in galera sotto una montagna di ergastoli e custode di segreti che (forse) si porterà nella tomba. Ha invece preferito dire tutto ciò che sapeva il suo principale antagonista, Carmine Alfieri, per anni al vertice della Nuova famiglia: a "convincerlo" a collaborare con la giustizia fu papa Wojtyla. Ma prima di Cutolo e Alfieri, a fare la storia della camorra erano stati - tra gli altri - il guappo "gentiluomo" Antonio Spavone e il contrabbandiere Michele Zaza, criminali dall'esistenza affascinante e spericolata. Un capitolo del libro è dedicato ai rapporti tra camorristi e politici, un tema del quale non si è mai parlato abbastanza. Nell'appendice di questa edizione sono raccontate cinque nuove storie di capoclan che direttamente o indirettamente continuano a dettare legge: Marco Di Lauro, Vincenzo Mazzarella, Michele Zagaria, Giuseppe Polverino e Biagio Cava. Latitanti o in carcere, non hanno mai smesso di gestire un giro d'affari - legali e illegali - per miliardi di euro.
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