L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Un ipotetico quadro del Novecento riformatore italiano non sarebbe affollato, ma conterrebbe senza dubbio Bruno Visentini. Vi apparirebbe, insieme con molti suoi compagni del Partito d'azione, qualche cattolico democratico e alcuni socialisti e comunisti. Nei vari tentativi di definire il secolo trascorso viene del resto sottovalutato spesso un aspetto fondamentale, ossia il dinamismo che caratterizzò il New deal e il compimento del modello socialdemocratico: fu questa l'"età dell'oro", secondo la definizione di Hobsbawm, tale non solo per i ritmi quantitativi di crescita economica, ma anche per la qualità dello sviluppo. Il profilo di Urettini è un tassello per una biografia di un uomo complesso come Bruno Visentini. Raffinato bibliofilo e musicofilo, il "grande borghese" fu giovane antifascista, militante del Partito d'azione, e, dopo la scissione del febbraio 1946, del Pri. L'attività politica di Visentini divenne a questo punto secondaria rispetto a quella professionale, anche se entrò a far parte degli organi dirigenti del Pri, all'interno dei quali venne inevitabilmente coinvolto nelle grandi scelte del secondo dopoguerra. Vicepresidente dell'Iri dal 1950, presidente dell'Olivetti dal 1964, fu un personaggio pubblico in età matura, vale a dire a cinquantotto anni, quando venne eletto per la prima volta deputato. Ebbe con Ugo La Malfa un rapporto non facile, anche se dopo la morte del grande leader rappresentò la continuità della sua politica, continuità sfociata nelle proposte degli anni ottanta volte a evitare la crisi del sistema politico. Caduti i comunismi, fu per lui agevole raggiungere gli altri riformatori e prendere parte, insieme con il gruppo dirigente lamalfiano - da Doddo Battaglia a Giorgio Bogi -, allo schieramento dei Progressisti, sconfitto nel marzo 1994 dalle destre.
Paolo Soddu
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da IBS, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.ibs.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore