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Il cammino di un poeta - Jean Cocteau - copertina
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Il cammino di un poeta - Jean Cocteau - copertina
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Descrizione


Pubblicata postuma in Francia solo nel 2013, quest'opera di Cocteau - uscita in Germania in edizione bilingue nel 1953 - costituisce un elemento fondamentale per ricostruire la storia dell'evoluzione dell'estetica del poeta negli ultimi quindici anni della sua esistenza. Raccogliendo un insieme di riflessioni sulla letteratura, la pittura, il disegno, il cinema e finanche gli arazzi, Cocteau si interroga sulle forze inerenti alla creazione, mettendo in luce il duplice paradosso dell'artista che si vede costretto, sul piano esistenziale e sociale, a muoversi in una società che non è ancora capace di accettarne e comprenderne i motivi particolari e, sul piano della creazione e del pensiero, a "seguire una via" in seno a un'epoca che non è ancora in grado di valutarne e riconoscerne i meriti: riflette, insomma, sui meccanismi della creazione sottesi alla lotta che l'artista ingaggia con se stesso e con gli altri, per concludere che è necessario non nascondere più il proprio senso di isolamento e assumere pienamente la finitezza dell'esistenza.
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Dettagli

2015
12 marzo 2015
103 p., Brossura
9788877686732

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alida airaghi
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Questo ultimo libro di Jean Cocteau vide la luce in Germania nel 1953, e solo oggi l'editrice Archinto ce lo propone con un'esaustiva prefazione di David Gullentops. Non propriamente un'autobiografia, piuttosto una serie di illuminanti considerazioni sull'esistenza, sull'arte, sulla creazione di chi ha fatto della poesia la propria missione. A partire da una rivendicazione esplicita al diritto di invenzione e ricostruzione fantastica della propria vicenda umana: "Il poeta cammina avvolto da una nebbia di inesattezza, di parole mal comunicate, di atti che non ha commesso, di leggende". Chi scrive è destinato a non essere compreso dai lettori ("Anche se la gente lo legge, essa è attratta solo da quel che le sembra corrispondere a ciò che prova. Non lo legge. Si legge. Non lo guarda. Si guarda."), è individualista ed eretico ("Io sono un anacronismo. Un uomo libero"), si allontana da ogni norma, "si accanisce a disobbedire", sempre in cerca di "un vero che non è quello degli altri". Cocteau racconta la sua nascita nel 1889 "da una famiglia semplice e amabile", si sofferma sulle amicizie parigine degli anni '20, sugli incontri arricchenti e su quelli più conflittuali con artisti straordinari. Da tutti loro assorbe "un'audacia interna invisibile", che gli insegna "quell'insulto alle abitudini senza il quale l'arte ristagna e resta un gioco". Da allora Cocteau entra "in lotta contro se stesso e contro gli altri", ma solamente con l'intento di raggiungere un unico scopo, quello che ogni artista si deve prefiggere: arrivare a comprendere "l'estremo di sé", ma anche il proprio inesauribile e imperdonabile desiderio di felicità e di amore. Perché misurarsi con la creazione significa annullarsi a favore della propria opera, farsi sacerdoti di un'energia irrazionale simile all'inconscio desiderio erotico, sapendo che "la libertà trova sempre la sua ricompensa".

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Jean Cocteau

(Maisons-Laffitte, Seine-et-Oise, 1889 - Milly-la-Forêt, Fontainebleau, 1963) scrittore francese. Amico di Picasso e di Stravinskij, di Apollinaire e di Diaghilev, fu una delle figure più in vista dell’avanguardia parigina nel periodo fra le due guerre. Dotato di un talento multiforme, nella sua copiosa produzione rifletté via via, e a volte anche simultaneamente, tutte le mode letterarie e artistiche di quegli anni. La sua produzione in versi, raccolta in parte nel volume Poesie 1913-1923 (Poésies 1913-1923, 1924), concilia una fantasia influenzata dai pittori cubisti con l’imitazione metrica dei poeti del Cinquecento. Le opere teatrali alternano tentativi di modernizzare gli antichi miti (Orfeo, Orphée, 1927; Antigone, 1928; La macchina infernale, La machine infernale, 1934; Bacco, Bacchus,...

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