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Indice
In chiusura della breve ma densa introduzione premessa ai contributi che danno corpo al volume, Ugo Olivieri addita il fortunatissimo libretto di Italo Calvino Lezioni americane. Sei proposte per il nuovo millennio come luogo (divenuto esso stesso canonico nel vasto scomparto della critica letteraria) in cui il valore sostanzialmente conoscitivo della letteratura veniva innanzitutto ribadito con forza, quindi connesso a un numero di testi per più ragioni ritenuti paradigmatici di un'epoca ormai avvolta, come avrebbe detto Herman Hesse, "nella musica del tramonto", e in quanto tali offerti come viatico alle generazioni a venire, ivi compresi i lettori di professione. Sappiamo bene che nel mondo antico l'indifferenza a edificare un canone come operazione consapevole di sé è solo apparente (nella Poetica Aristotele fa capire perfettamente chi, secondo lui, va conservato e perché), mostrando i più di voler caricare siffatta soma sulle larghe spalle del tempo/giudice, ma è innegabile che il discorso sul canone abbia assunto oggi dimensioni e connotazioni del tutto inedite. Più ancora dei mutamenti di certo impressionanti verificatisi negli ultimi decenni in campo politico, antropologico, culturale ecc., a spingere in simile direzione sono state le vistose modifiche imposte agli statuti dei vari generi dalla rivoluzione multimediale, che nell'aprire strade nuove a creativi e a interpreti ha mostrato quanto esili siano i diaframmi fra le discipline e quanto instabili le mappe tracciate fra un sapere e l'altro. In questo senso, quando hanno propugnato una relativizzazione integrale del prodotto letterario, i cultural studies di marca americana hanno compiuto un'operazione assai ardita dal punto di vista concettuale, ma al tempo stesso capace di risvegliare in molti, non fosse altro che per legittima difesa, sopite passioni argomentative. Il volume curato da Olivieri lo dimostra in maniera esemplare, perché la questione del canone (novecentesco) vi appare discussa, insieme ai tanti corollari che le sono connessi, da prospettive diverse e diversamente strutturate, ciascuna proposta da un contributor di accertata perizia. Stefano De Matteis, Francesco Orlando, Matteo Palumbo, Roberto Bigazzi, Pietro Cataldi, Romano Luperini, Mariateresa Sarpi, lo stesso curatore e altri ancora, sono le voci che danno forma a un dibattito intenso che ha, in tutta evidenza, l'ambizione di indurne altri.
Stefano Manferlotti
Il saggio nasce dalla intersezione di competenze disciplinari plurime attorno al tema comune del mutamento antropologico, culturale e immaginario in atto nella percezione del valore dei testi letterari nella vita sociale e in quella particolare comunità interpretativa che ne ha sinora garantita l'eccellenza e la trasmissione: la scuola superiore e l'Università. L'assunto teorico di fondo che unifica i vari percorsi ruota attorno all'ipotesi che per studiare il Novecento non basta aggiornare i programmi scolastici spostando più avanti la soglia temporale dei testi e degli autori da includere in una storia letteraria. Il superamento di un paradigma storicista e teleologico va di pari passo, nel testo, con il metodo d'indagine di tipo genealogico e categoriale dei problemi e delle scelte di testi e autori. Tale assunto metodologico è evidente nella forma stessa del testo costituito da capitoli affidati a specialisti di varie discipline, quasi ideali "voci" di una topografia del moderno, voci parziali che più che all'esaustività mirano alla costruzione di percorsi interpretativi culturali letterari, storici e antropologici. A corredo di tale impostazione chiude il volume un percorso tematico e un'ampia bibliografia che raccordano tra di loro i vari saggi, ne esplicitano i riferimenti teorici e metodologici attraverso una ideale biblioteca di titoli da consultare sul tema.
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