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libro stupendo che inizia raccontando la storia di un boscaiolo (santo)ma che alla fine si rivela un uomo come tanti in cui ognuno di noi può identificarsi una degna continuazione di un capolavoro come "storia di neve"
Il libro percorre l'intera vita di Santo Corona della Val Martin, boscaiolo x predestinazione. Rimasto orfano da bambino, è allevato dal nonno e da Agusto Peron, il taglialegna più bravo nella valle del Vajont. Da lui impara i segreti del mestiere, e anche la spavalderia di mettersi in mostra con pericolose bravate. Per orgoglio e ambizione lavora in Austria e in Svizzera attraverso le guerre mondiali, ma ha nostalgia del paese, dove torna x un'ultima sfida. Come "L'ombra del bastone", questo romanzo è ambientato sulle montagne di Erto, nello stesso periodo storico, e come Zino Santo è costretto a fuggire x una cupa storia di violenza e di sesso. Anche il linguaggio dialettale, che ricorda l'italo siculo di Camilleri, è lo stesso, e vorrebbe dare attendibilità a questa storia, come fosse tramandata da vecchi contadini, ma finisce x infastidire. Al confine fra realtà e leggenda, è una vicenda cupa e grandguignolesca di sangue, morte, vendette, omicidi, stupri, faide, incidenti raccapriccianti. E' la vita dura, aspra, spietata in un paese di montagna agli inizi del XX secolo, dominata dagli istinti primordiali dell'uomo: sopravvivenza, odio, sesso. I personaggi di Corona, però, sono dei bruti che pensano solo al lavoro, al guadagno, all'orgoglio, e questo li rende poco credibili, perché le persone non possono essere tutte uguali. In altri libri l'autore deride e disprezza le comodità moderne, e mostra di rimpiangere i bei tempi andati; ma se la vita precedente era questa, non c'è nulla da salvare. Protagonista è la manéra, la scure che il boscaiolo non abbandona mai, attrezzo di lavoro ma anche simbolo del suo coraggio, abilità, forza. E, soprattutto, il bosco, che permette di vivere e può uccidere, con le sue voci, stagioni, animali, piante. Forse, nel personaggio di Santo c'è qualcosa di idealmente autobiografico, nel suo orgoglio, nella violenza impulsiva riscattata dalla letteratura. Quattrocento pagine a colpi di manéra, però, sono troppe.
Ho iniziato a leggere i libri di Corona quasi per caso...devo dire che è diventato il mio autore preferito...ogni suo libro ha il potere di assorbirmi nel suo magico mondo...Il canto delle manere è uno di questi...grande Mauro Corona spero un giorno di incontrarti in quel di Erto!
Recensioni
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