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La macrosociologia storica di Arrighi rigetta l’economia neoclassica nei presupposti e contenuti, difettando per: convenzionalità; inadeguatezza rapporti istituzioni e base economica; impostazione statica. Il capitalismo postbellico vede: finanziarizzazione, managerializzazione e multinazionalità nella rivoluzione tecnologica (militare?). L’idea gramsciana di autonomia, di formazione e di traducibilità della rivoluzione. Tre termini chiave: accumulazione, mercato e Stato, soprattutto come accumulazione e dominio. La crisi non è un portato esogeno ma l’effetto di 3 fattori principali: forza antagonistica classe operaia, inadeguatezza forze politiche; parassitismo settori del capitale monopolistico e del ceto improduttivo. C’è una tendenza alla crisi nella storia del capitalismo: contraddizione fondamentale tra fine accumulazione e il mezzo del potenziamento della produttività sociale.Quindi distinzione concettuale tra crisi determinata da caduta saggio profitto o da sovrapproduzione merci. Si entra così nello sfruttamento del lavoro vivo, distinguendo valore storico e valore logico delle crisi nella diversa composizione etnica-culturale della classe operaia, nell’integrazione del mercato mondiale, decentrando l’accumulazione.Serve il controllo diretto sulla produzione sociale.La dimensione della ripetitività è associata all’evoluzione e alle contingenze politiche nell’egemonia di nuove forze. Sistema autopoietico. Inedita unità di analisi sociale nel sistema-mondo; abbandono dello Stato e dell’economia nazionale come principali oggetti analitici; la braudeliana longue durèe; le scienze sociali fuori dal metodo nomotetico/idiografico? Una lettura multidimensionale della storia, universalismo/particolarismo, inclusione/esclusione, con sviluppo riferito al sistema-mondo che rimedia al disordine, poggiando su determinate strutture di fondo nei momenti di riorganizzazione del regime di accumulazione capitalistica e nel progressivo accorciamento della durata dei cicli.
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