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La notizia di un omicidio scuote Catania, gelando gli ultimi entusiasmi della piú sentita ricorrenza cittadina. Mentre nell'aria si avverte ancora l'odore acre dei fuochi d'artificio, Vanina Guarrasi è alle prese con un caso che fa scalpore.
«Vanina è una di noi e ci fa ridere perché nelle sue battute ritroviamo un'antica ragionevolezza, arma di sopravvivenza imperitura nei mondi difficili» – Roberta Scorranese, Corriere della Sera
È la mattina del 6 febbraio, la festa di Sant'Agata si è appena conclusa e «la Santa», come tutti la chiamano, è rientrata nella cattedrale. Nell'atmosfera distratta, da fine evento, che pervade strade e popolazione, un uomo viene ritrovato in una pozza di sangue nell'androne del Municipio, dentro una delle Carrozze del Senato. L'opinione pubblica è sconvolta e il sindaco in persona sollecita l'intervento della Guarrasi. La vicenda si presenta subito ingarbugliata, un intrico di piste che conducono sempre alla vita privata e familiare del morto, Vasco Nocera. Vanina, però, fatica a dedicare all'indagine l'attenzione che meriterebbe. A Palermo sta accadendo qualcosa che esige la sua presenza; è un richiamo che non può ignorare. Stavolta piú che mai per la soluzione del mistero saranno importanti l'aiuto della sua squadra e l'impegno del commissario in pensione Biagio Patanè, che a dispetto dell'età non si ferma davanti a niente.
COME COMINCIA
L'alba era spuntata che ancora il fercolo non aveva iniziato la salita di Sangiuliano. Un tempo, diceva la guida, al monastero delle Benedettine di via dei Crociferi, Sant'Agata ci arrivava appena prima che sorgesse il sole. In quell'unica occasione, le monache violavano per qualche minuto la clausura e omaggiavano la patrona della loro voce. Quella mattina, come in effetti succedeva ormai da anni, il «canto dell'alba» aveva accompagnato il nono rintocco delle campane e la Santa era rientrata in Cattedrale con un clamoroso ritardo, accompagnata dai devoti piú fedeli che consumavano gli ultimi scampoli di voce.
Estelle e Nina erano state in giro tutta la notte. Avevano seguito e fotografato ogni momento della festa, fino alla sua conclusione. Gli ultimi giorni a Catania meritavano un reportage degno dell'accoglienza che la Sicilia aveva riservato loro quando, tre mesi prima, il programma Erasmus le aveva portate lí e le aveva fatte incontrare. E pensare che entrambe, senza nemmeno conoscersi e partendo da città diverse, avevano storto il naso quando le rispettive università – Avignone per Estelle e Lille per Nina – avevano comunicato loro la sede del soggiorno di studio. L'avevano accettata obtorto collo, giusto perché non c'erano altre opzioni. Invece era stato un periodo indimenticabile.
Sempre gialli che catturano anche questo mi piace molto la Guarrasi e anche tutti gli altri personaggi sempre anche un po' divertenti bello e consigliato
La carrozza della santa, pur partendo decisamente bene con questo morto ammazzato rinvenuto in una pozza di sangue nell’androne del municipio, dentro una delle Carrozze del Senato e in occasione della conclusione dei lunghi festeggiamenti in onore di Sant’Agata, ha palesato quasi da subito una pericolosa involuzione, con l’impressione di un qualcosa di già letto. Infatti puntuali, come in una telenovela, è ricomparsa la ricerca dell’ultimo mafioso che aveva assassinato il padre di Vanina, in uno con la tormentata vicenda d’amore con Paolo Malfitano, procuratore aggiunto in perenne lotta con la criminalità organizzata siciliana. Poi ritornano tutti gli altri della squadra investigativa, della polizia scientifica, l’amica avvocata perennemente in movimento e lui, l’ex commissario Biagio Patanè, con la consorte sempre più gelosa, una figura quella del funzionario di polizia in pensione che forse in origine doveva essere occasionale, ma che diventa sempre più importante, sia come presenza, sia come intuizioni relativamente alle indagini. Ci sono i piccoli screzi, gli amori che sbocciano, pasti luculliani, insomma tutti aspetti degli episodi precedenti, e sarebbero anche utili all’opera se poi invece non risultassero carenti gli aspetti tipici del giallo, con una conclusione che francamente è del tutto campata in aria. D’altra parte la scrittrice intende privilegiare altre cose, altri aspetti, ma, dimenticando che si tratta di un poliziesco, mi sembra logico che le indagini dovrebbero essere i fini del romanzo, e non un pretesto. Come puro svago La carrozza della santa può andare, pur presentando un ritmo non omogeneo, ma come letteratura di genere viene meno ai suoi scopi, il che comporta che, giunti al termine, si resti con l’amaro in bocca, certamente non convinti della soluzione del caso, affrettata e con non poche incongruenze. Si può leggere certamente, ma consapevoli dei non pochi limiti.
Non vorresti mai arrivare alla fine! Giallo e personaggi molto belli, la lettura scorre veloce ma nulla resta scontato o così come sembra, serve sempre indagare nel passato per capire il presente. Serve altro per farvelo leggere?
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