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Anno edizione: 2012
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La grande limpida acqua dell'infanzia, i primi ricordi, quelli eterni, insuperabili, scolpiti in stagioni uniche come dentro un teatro interiore che niente potrà ammaccare e che restano in piedi e mormorano la loro fragranza come il solo appiglio di poesia contro l'arido scorrere del reale. L'incanto si scioglie da solo nei dettagli: la luce che giunge delicatissima da fuori a esaltare il bianco dei tasti di un pianoforte, le corse sul lago ghiacciato a chi arriva prima, i Natali attesi come traguardi di meraviglia, i regali scartati in pigiama mentre le stanze già iniziano a odorare di pranzo prelibato: "I frullini della panna tintinnavano". Un piccolo mondo sospeso che in questo libro dà sopravvivenza al cuore, al breve di istanti irripetibili: "E' ben pensato che la felicità non abbia alcun plurale. Perché ce n'è una sola". Una madre, Stella, che emerge con grazia spontanea sopra ogni altra figura; lei è la moglie di un pastore, e farà di quel clima osservanza elegante e simpatica sovversione. Sono le corde più sicure e insieme più innocenti quelle che scendono a sollevare dai grigiori dell'ansia, il tempo della vita in cui si è come immersi in un unico abbraccio con la natura, connubio fra un dentro e un fuori che col suo casto miracolo regge e salva ogni stortura del domani, dall'imponderabile affacciato dovunque, dal seme guasto che ognuno presto o tardi incontrerà. Aggrapparsi a quel sogno allora basta a tutto, rende ogni fardello del sentire infinitamente più leggero, dicendoci che una stazione della vita almeno è stata di vera contentezza, di idillio, di candore:"Credo che le stelle siano fatte per gli infelici, perché capiscano che non serve che soffrano, perché persino il nostro dolore è così piccolo". Di vero c'è che la gioia deve alla fine sentirsi trafitta; perché così soltanto riesce a moltiplicare - per contrasto - le luci dei ricordi e farne pietra e smacco alle mosse del male.Il fiore scolorisce, è vero, ma l'eco del suo profumo è calco d'infinito.
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