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Ho trovato questo libro molto originale e divertente..Stuzzicante l'idea di accostare ricordi a prelibatezze culinarie!
Originale l'idea di intrecciare episodi di vita familiare di una ex sessantottina con delle ricette fra le più varie, ma il risultato non è altro che un "brodino sciapo"
Nella recensione apparsa su "Libri Nuovi" nell'inverno '98 (numero 8) al mio libro - Anna Abbiate Fubini 'Le faccende domestiche. Ergonomia e psicologia di un VERO lavoro' - si legge: "Ma non solo dalle normali fasi di sviluppo si 'aprono' (termine tecnico: 'sublimano') tutte le possibili attività e rapporti umani in evoluzioni che possono essere ampie e positive, oppure coartarsi in vicoli ciechi anche distruttivi: i normali processi che ritmano il procedere del "normale" sviluppo infantile, si ritrovano espressi quasi allo stato puro nelle "faccende domestiche" che così possono venir a rappresentare dei prototipi, dei paradigmi di qualsiasi altro lavoro, mestiere o professione. Due concetti base sono quindi lo scopo dell'assunto de "Le faccende domestiche": uno è il lato paradigmatico dell'"ergonomia" di qualsiasi lavoro, il secondo è il fatto che ognuno di noi ne è sicura parte in causa (e protagonista), in quanto casalinga/o in funzione, coabitante con casalinga/o, figlio/a o ex figlio/a. Ogni fabbrica ha le sue maestranze, attrezzi, prodotti e clienti; ma la famiglia-fabbrica ha come personale, come capi, lavoratori, fornitori e clienti proprio persone sessualmente e sentimentalmente collegate l'una all'altra. (vedi Nota) Nota:Con molta più grazia e facilità questo concetto si trova implicito nel libro di Clara Sereni, Casalinghitudine, e per chi non ha tempo di leggerlo tutto, almeno nella sua quarta di copertina
Recensioni
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recensione di Frigessi, D., L'Indice 1987, n. 6
Ho imparato a cucinare tardi, intorno ai quaranta. Per spingermi ai fornelli non era bastata la convivenza con un buongustaio e quasi quasi neppure con un figlio che cresceva goloso di buoni dolci. L'emigrazione invece in un paese tutto di latte e formaggini, e qualche effetto del '68 che non consentiva distanze, fecero di me anche una che cucina. Oggi, anche se mi accade distratta di bruciare una pietanza, la cucina è diventata una conquista a tale punto interiorizzata, che mi sentirei menomata se fossi costretta a rinunciarvi.
Il mio rapporto con il cotto è stato dunque l'inverso di quello che Clara Sereni racconta nel suo libro. Preparare il cibo è per lei una maniera personale e calda di esprimersi, di dare forma a un agio e ad una ricchezza, di costruire una strategia di sopravvivenza che riesce a trasformare le delusioni della vita - " quel sogno che avevo sognato" - in infinite, varie e gradevoli fonti di calore e di amicizia. Con dita leggere la scrittrice ci porta da una ricetta ad un'altra. Alice, la "buona terrorista" del romanzo di Doris Lessing, trovava il suo momento più glorioso nella confezione del minestrone, momento di unità e di solidarietà per tutti i compagni riuniti intorno ai piatti fumanti nella grande cucina. E anche la Sereni ama la sua "Minestra dei sette grani", in cui il ricordo del nonno si mescola alle incertezze del nuovo ruolo materno, e la zuppa di piselli in un ristorante di lusso accompagna la prima rivelazione sui suoi rapporti con il padre. Le donne oggi non disdegnano la materialità del lavoro casalingo, ecologico, non violento, anzi lo rimettono in valore, lo ripropongono come possibile modello. Il libro della Sereni è strutturato attraverso le ricette che danno il nome alle parti del racconto: "Per un bambino, Stuzzichini, Primi Piatti Secondi Piatti" e via di seguito. Queste ricette colgono i diversi momenti di un'autobiografia raccontata di scorcio, con pudore e sono intervallate al momento giusto, quando il discorso rischia di diventare troppo bruciante e carico di memoria.
Alle sue spalle Clara Sereni possiede una famiglia che ha contato nella storia italiana, una famiglia che potrei - malgrado la banalità - definire emblematica, in cui ebraicità, antifascismo, comunismo e cultura hanno formato una mescolanza speciale e difficile da vivere. Le tappe recenti della storia europea hanno modellato la fisionomia di questi familiari, il loro destino ha coinciso con le vittorie e le sconfitte dell'idea socialista. Per la giovane Clara l'autonomia personale si è configurata come una dura "guerra senza quartiere" e senza vittoria finale, attraverso drammatiche tappe. Grande e amato avversario, il padre. La sua scomparsa coincide con la riappropriazione del passato.
Ma il rifiuto feroce della famiglia soffocante e della coppia si era già prima addolcito nella comprensione affettuosa dei diversi ruoli e riti culinari, in una sorta di identità che si riconosce - attraverso il lavoro e amorose amicizie - nella "vita a mosaico" che è di tutte le donne, per le quali melanzane e chiodi di garofano, fagioli crostini e polpettoni possono diventare ingredienti di creatività. Tuttavia - ma so che non mi crederete - mentre scrivevo questo pezzetto ho lasciato bruciare le mie zucchine.
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