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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2010
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Se volete scrivere di Crumley, non fatelo appena chiuso il libro. Leggete qualunque altra cosa nel frattempo. Poi tornate a crumley e vi sembrerà che l'intermezzo sia stato scritto da un adolescente timido con difficoltà di espressione, e soprattutto, a corto di vita vissuta. Se non sarà stato così, vi prego scrivetemi cosa avete letto nell'intermezzo... anche se quasi certamente saranno le eccezioni alla regola che già arricchiscono la mia libreria. Leggere Crumley per sapere come va a finire è come fare alpinismo per arrivare in cima. Se lo fai solo per quello prendi un elicottero e fai prima. Ma ti perdi il mentre. Perchè sei morto James?! Egoista!
Leggendo questo libro mi sono chiesto,quanta coca un uomo può sniffare,quanto alcool puo ingurgitare prima di lasciarci le penne. Il protagonista tira di coca una pagina si e una pagina no e nella pagina no si ubriaca;nonostante ciò riesce a risolvere un caso incasinatissimo e ad avere la meglio su tutti. Sorvoliamo poi sul fatto che le donne dopo 10 minuti che lo conoscono avvertono l'irrefrenabile desiderio di andarci a letto,chissa poi perchè visto che è solo un uomo di mezza eta,squattrinato,con pancia ,semi-alcolizzato e cocainomane. Comunque un Crumly minore consigliato solo ai fans dello scrittore.
Forse gravato dal precedente "Il caso sbagliato", i cui riferimenti in questo libro sono fin troppo palesi e a rischio comprensione (anzi lo si potrebbe definire "libro derivativo") ritengo questo un Crumley "minore": andamento altalenante, prime 100 pagine poco consistenti e francamente un po' noiose, mentre poi il "pulp" si innesca e la narrazione prende brio, rinvigorendo trama e struttura. Affievolitasi la (purtroppo) breve fiammata, tutto procede "di conserva", assestandosi su un livello appena discreto e facendo scivolare in un semi-anonimato la parte finale. Prodotti di questo genere non ritengo possano far comprendere che l'autore ha ben altra statura narrativa. Crumley infatti ha scritto sovente meglio di così (basti pensare a "L'ultimo vero bacio"): quest'opera è densa di cliché, narrata senza acuti, sgonfia già in partenza, con poche parti che si elevano dalla medi(ocrit)a. Spero che l'Einaudi, la cui collana "Stile libero" personalmente è tra le mie preferite, sia più parca nel pubblicare titoli noir "di seconda fila", dietro lo specchietto di un autore assurto a fama internazionale per ben altro.
Recensioni
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Seconda uscita italiana per Milo Milodragovitch, malandato "eroe" cronicamente inadeguato, già incontrato nel precedente romanzo di Crumley, Il caso sbagliato, pubblicato da Einaudi "Stile Libero Noir" nel 2008 (ma già nel 1975 per il "Giallo" Mondadori). Uscito dalla catastrofe personale del romanzo precedente, il protagonista si trascina in un'esistenza penosa e sordida, salvo trovarsi fin dalle prime pagine coinvolto in un intrigo poliziesco "classico" a base di ricatti e minacce, per uscire dal quale dovrà affrontare l'unica sostanza assolutamente letale nella narrativa noir, la verità. James Crumley opera, con i romanzi dedicati a Milo Milodragovitch, un'operazione doppia.
Da una parte, l'autore riprende, all'interno delle modalità del noir, elementi mutuati dal genere western: dalle ambientazioni rurali ai personaggi coinvolti nell'intrigo poliziesco, alle situazioni (inclusi gli immancabili scontri a fuoco), tutto richiama la mitologia del western. Al contempo, tuttavia, Crumley ridefinisce e trasforma in chiave ironica e grottesca, e fortemente critica, tanto gli elementi del noir quanto quelli del western. Milo Milodragovitch diventa quindi un personaggio emblematico, un uomo profondamente qualunque, nonostante il nome improbabile e la biografia travagliata, intrappolato in un ruolo iconico (quello dell'investigatore nel noir, del pistolero solitario nel western) che non riesce a soddisfare. Romanzo di genere e decostruzione del genere, l'opera di Crumley, uno degli autori di riferimento del nuovo poliziesco americano (scomparso nel 2008), è da due decenni un pilastro imprescindibile del neo-noir. Davide Mana
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