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La mia analisi è limitata al saggio di Damasio ove insiste sul cosiddetto errore di Cartesio sul dualismo ontologico fra intelligenza e corpo, per ribadire la impressionante ingenuità di questa teoria. L'errore non è di Cartesio, è di Damasio e consiste nel ritenere possibile la formulazione di una teoria generale della intelligenza per il solo fatto di essere un medico e di aver quindi manipolato fisicamente il cervello umano. Che sia un medico si sente; che un medico passi poi a teorizzare le leggi della intelligenza e dell'apprendimento ed a criticare il più grande dei teorici della intelligenza, ciò produce teorie assolutamente infondate come questa.Cartesio non ha teorizzato la frattura ontologica fra esperienza ed intelligenza: ha teorizzato il carattere necessariamente metafisico della intelligenza e della sua economia di formazione, ma questo piano ontologico razionalistico è di difficile comprensione per chi sia estraneo al rango filosofico della inferenza scientifica o per meglio dire per chi affronti la materia con un approccio tecnico-ingenuo come quello di Damasio e non invece logico epistemologico come quello di Cartesio e dei successivi cartesiani fra i quali mi iscrivo. Una gnoseologia razionalistica può effettivamente essere ostica per un medico, ma nel momento in cui si mette a teorizzare sulla intelligenza il medico deve sapere che entra nel regno dei logici e dei filosofi in quanto la metafisica è la condizione della intelligenza e senza la formazione positiva di forme metafisiche non interviene e non interverrà mai la condizione intelligente, perchè l'intelligenza consegue una una elaborazione formale dell'esperienza essendone altrimenti assolutamente inibita e ciò senza eccezioni. Nel campo della intelligenza un medico non può dire niente e la sua formazione clinica ne costituisce un impedimento alla vera cognizione, come confessò Freud; lo intuisce anche Damasio che si rifugia in Nietzsche, il nemico di Socrate, la negazione nichilista della intelligenza: si nega sempre ciò che si ignora.
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