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Che cosa credo - Jean Guitton - copertina
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Descrizione


"Uso la parola credo nel senso in cui la usa la gente comune, quello cioè di avere la fede religiosa, la fede cristiana. La domanda che riguarda quello in cui crediamo in segreto è l'unica alla quale non abbiamo il diritto di sottrarci". Così inizia questa riflessione sui grandi temi dello spirito e del cristianesimo alla luce della crisi dei valori (e delle verità) che attanaglia l'uomo contemporaneo. Al materialismo e alle filosofie umane di questo secolo Guitton contrappone la forza argomentativa del filosofo e la propria esperienza di fede. Il suo discorso si apre al confronto con l'altro, con chi pensa all'opposto, al quale invia un messaggio di tolleranza. Prefazione di Giulio Giorello.
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Dettagli

2
2003
Tascabile
9 aprile 2003
162 p.
9788845254260

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aless
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IL testo del filosofo francese Guitton è un vero corpo a corpo del pensiero cristiano con le eresie più disparate che ne hanno accompagnato la storia millenaria. La tesi dell'autore è che le eresie con i loro attacchi al dogma hanno avuto come effetto positivo,anche se non voluto, il costringere il pensiero ortodosso a rivedere se stesso in profondità per uscirne più forte e rinnovato.In questo senso non è possibile leggere il rapporto dogma-eresia solo in termini di potere per cui la forza dominante(la chiesa) reprime il soggetto più debole; se è vero che la repressione ci fu essa non fu l'unico effetto di quel conflitto basti pensare, a titolo di esempio, al ruolo dell'eresia protestante nel stimolare il ripensamento del cattolicesimo a partire dal concilio di Trento.

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alida airaghi
Recensioni: 4/5

Un titolo lapidario, quasi testamentale per un libro che si presta ad essere letto come apologia di una vita e di una scelta. Guitton, teologo laico allievo di Bergson e di Teilhard de Chardin, testimone critico del suo tempo, dichiara di credere, in primo luogo, nel Credo: e non è un gioco di parole, tant'è vero che il libro si chiude con due versioni che contaminano poeticamente la preghiera di Nicea e quella degli Apostoli. Crede nella fede come esigenza insopprimibile dell'uomo, determinata sì da una scoperta conoscitiva e intellettuale: ma soprattutto motivata da un'esperienza personale. Inevitabile è stato per Guitton credere, perché la sua fede è naturalmente germogliata in una famiglia di credenti, ed è stata alimentata da una costante pratica religiosa, fatta di pietas e di tradizione. Una fede "genetica", per così dire, che si è coniugata ad un destino fatto di incontri, eventi, epifanie che hanno contribuito ad irrobustirla. "Ho notato che non ho affatto scelto i miei amici, i miei maestri,i miei iniziatori, la donna che ho amato: mi sono piombati addosso, come degli accadimenti felici...numerosi sono gli accordi armoniosi tra la preghiera e l'evento, accordi che formano la trama della vita. Un giorno, forse un secondo prima della nostra fine, ci renderemo conto di questa armonia sostanziale". Sono pagine altissime, dedicate all'inevitabilità della fede, alla concreta possibilità che esista una rispondenza tra caso e necessità, tra destino collettivo e individuale, tra scelta e costrizione. Tale accordo ci verrà rivelato o smentito in punto di morte, quando ateo o credente si giocheranno tutto. "Un momento estremo (e che si avvicina sempre più velocemente) deciderà tra la fede e l'assenza di fede. Anche qui, le situazioni non saranno identiche, dato che, se il nulla è la verità ultima, all'ateo non resterà neppure la gioia del trionfo. E se invece il nulla non è, se Dio è, un'evidenza eterna farà sì che non ci sia bisogno di parole o di dialoghi".

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