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L’autore racconta di un viaggio immaginario dello scultore Gert in Cina alla ricerca di un antico esagramma divinatorio, contenuto nel libro I’Ching o libro delle mutazioni, per comprendere il principio primo dell’universo e rappresentarlo con una scultura. Il tema centrale del romanzo è la ricerca del principio eterno e mobile del cosmo nel suo ricomporsi, di fronte all’Uno: l’Eterno Immutabile, il Divino Architetto, il Mirabile Costruttore, il Supremo Ordinatore, l’Artefice Plasmatore… Principio del quale la mente umana nulla potrà mai comprendere con la sola ragione. Nel libro rivivono Scipione l’africano, Geremia, Galileo, con i loro sogni e Gert con il suo; l’ossessivo pensiero del Bruno e dei filosofi da Pitagora a Platone: figure tutte tese a capire il misterioso meccanismo di come l’universo principia e di come si evolve. La continua ricerca di questo principio ”chiave” porta il protagonista nei monasteri e nelle antiche biblioteche della Cina dove il tempo pare annullarsi nella spiritualità di personaggi in cui il reale e l’irreale, l’essere e il non essere convivono inseparabili come per l’asceta Chan che con la meditazione diventa farfalla, Lien che, morta, ancora appare; Thitsug, il re-poeta, ucciso ma non per mano del sicario, come si vorrebbe, ma dopo aver ingerito distillato di cinabro per sentirsi più vicino agli dèi e la regina Sui-Ch’ia che finisce la sua vita attratta dallo specchio. E poi, una guerra senza tempo, senza vinti né vincitori dove ogni evento ed ogni decisione sono lasciati alla divinazione e al responso dei morti; dove un cielo rosso pronostica l’incendio della torre, e le piume di un copricapo manifestano la condanna del cielo.
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