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Nella desolante grettezza della letteratura bibliografica italiana abbiamo l’occasione di istruirci con il nuovo libro di Alfredo Serrai, le cui produzioni culturali si stagliano come un’aquila in mezzo ad uno stormo di cornacchie. L’opera si compone di una nota prefatoria e di undici brevi contributi, sufficientemente correlati, più un appendice dedicata alla riforma della SSAB (Scuola Speciale per Archivisti Bibliotecari, della Sapienza di Roma). Si spazia dalla bibliofilia alla bibliologia, dall’informatica agli incunaboli, sino ad arrivare al cospicuo contributo relativo alla definizione dell’essenza della bibliografia, al cui carattere scientifico e disciplinare vengono dedicate più di trenta pagine. Viene ribadita in particolare l’autonomia e l’insurrogabile funzione della bibliografia, vista come metadisciplina organizzatrice e regolatrice del multiverso delle comunicazioni registrate. Le teorie costruttiviste verificate nella loro compatibilità con l’ermeneutica documentaria, il destino della ricerca scientifica nelle discipline librarie, l’individuazione delle realtà ontologiche presenti nel prodotto libro, sono solo alcuni degli innumerevoli spunti fecondi e affascinanti del libro. Ottenere il dominio del multiverso documentario: ecco la sfida più grande (Il cimento) cui la bibliografia è oggi chiamata. Se nella vita non si legge almeno un libro si Serrai si rimane in un irrimediabile buio bibliografico. Leggete Il cimento e imparatene tutti, esso è seriamente in grado di spalancare le porte della percezione libraria e documentaria. Il titolo, seppure non viene espressamente detto, è modellato su quello dell’opera musicale Vivaldiana Il cimento dell’Armonia e della invenzione. Altro azzeccato titolo dello scritto avrebbe potuto essere: “Alfredo Serrai: ovvero della Trasvalutazione della bibliografia tutta”. Oppure ancora: “L’iperboreo bibliografico”.
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