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Questo libro di Eraldo Affinati giustamente dovrebbe essere proposto come libro di testo nelle scuole,sono d'accordo con il commento precedente. Non solo: si presta ad una lettura a più livelli e ci porta ad interrogarci sul viaggio e sull'incontro; sul nostro percorso umano,sulle nostre radici e su quanto il nostro passato determini il nostro futuro.Affinati ci aiuta a riflettere profondamente anche su quanto il futuro della nostra società dipenda da una attiva rielaborazione della nostra storia.
Racconti vari dell'autore sui "suoi" ragazzi e sulla sua vita. L'intento è lodevole ma a me non è piaciuto molto poiché ci sono troppe storie. Comunque è un libro degno di nota. Può far riflettere sull'emarginazione, sugli immigrati, sull'aiuto nei confronti di chi è bisognoso, orfani o no, ecc. senza alcun tono paternalistico o pietistico. La prima edizione (questa) riporta in copertina la dicitura "romanzo" ma è un evidente errore; infatti nella successiva edizione la medesima copertina non ha più tale indicazione.. Io non lo sapevo e per me è stata una gran fregatura, mi pare assurdo un errore del genere..è un insieme di vicende reali che del romanzo non hanno proprio nulla..
Ho faticato a leggere le prime pagine, come mi succede di norma con i testi privi di una struttura narrativa ‘forte’. Questo lavoro di Affinati e’ al confine tra romanzo e saggio: e’ resoconto di un viaggio in Marocco, e’ sguardo amorevole verso adolescenti che si sono fatti male sulle strade del mondo, e’ memoria commossa di un padre orfano che ha chiuso nel riserbo il suo passato. Mi ha conquistato alla distanza. E’ raro trovare un autore che sappia scavare dentro se’ in modo cosi’ intenso, regalando al contempo al lettore spunti e riflessioni universali.
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