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Se la temperatura media della Terra nei prossimi anni si alzasse - anche di poco, mettiamo da 1 a 5°C - le conseguenze sarebbero spaventose per tutti i viventi, uomo in testa. Per prima cosa farebbe più caldo, è ovvio, ma, al di là della nostra personale percezione del calore, si tratterebbe di un caldo oggettivo che priverebbe, fra l'altro, il nostro pianeta delle gelate invernali: in questo modo parassiti e insetti dannosi (come le termiti) si moltiplicherebbero a dismisura e aggredirebbero inconsultamente le foreste tropicali distruggendole. L'aumento di temperatura porterebbe poi alla fusione dei ghiacciai continentali e marini: se si sciogliessero tutti insieme il livello del mare crescerebbe di qualche decina di metri, se lo facessero lentamente basterebbe qualche centimetro per sommergere per sempre molte penisole, e atolli e arcipelaghi, ed eliminare le barriere coralline facendole letteralmente annegare, e costringere i visitatori di Venezia all'uso dello scafandro per raggiungere piazza San Marco. Le piattaforme glaciali si disgregherebbero, mandando alla deriva decine di giganteschi iceberg per tutti i mari. Ancora, se la temperatura media della Terra aumentasse si creerebbe un deserto, ma non solo quello dovuto ai processi di perdita di terreni utili, bensì anche quello marino: nell'oceano Pacifico lo zooplancton diminuirebbe del 70% procurando l'immediata mancanza di cibo per molti pesci - che perirebbero - e, di conseguenza, la scarsità di prede per gli uccelli marini. Fenomeni come El Niño, nati nelle acque oceaniche, durerebbero non più qualche mese, ma anni. Una Terra più calda accelererebbe la perdita di umidità delle grandi foreste equatoriali e ne ostacolerebbe lo sviluppo. Le primavere diventerebbero più precoci (non ci sono più le mezze stagioni...), mentre si diffonderebbero, fra uomini e animali, malattie vecchie e nuove. La febbre gialla già esiste, ma l'
scheda di Tozzi, M. L'Indice del 1999, n. 06
Il vero problema è che tutto questo non è più di là da venire, ma accade già oggi: il cambiamento climatico è in atto e traspare negli eccessi climatici, nei record che tutti i recenti episodi meteorologici stabiliscono ogni anno. Ed è in atto contemporaneamente una battaglia per il controllo della realtà: solo le compagnie petrolifere e del carbone dimostrano di non credere all'emergenza climatica e formano lobbies anche scientifiche (o presunte tali) per combattere quanto ormai asserito e dimostrato da oltre 2500 climatologi di tutto il mondo. Si tende a porre dubbi sul riscaldamento planetario, soprattutto negli Stati Uniti, ma sembra difficile negare i 6 miliardi di tonnellate di carbonio che ogni anno rovesciamo a 20.000 metri di altezza nell'atmosfera.
Clima rovente è tutto questo: effetti del riscaldamento globale, cause e possibili rimedi in una prosa polemica e asciutta nella tradizione del miglior giornalismo (scientifico-militante) statunitense. Ross Gelbspan - premio Pulitzer per il giornalismo e divulgatore di argomenti complessi in modo rigoroso (si veda l'appendice finale) - avverte che resta una sola speranza: azzerare le emissioni di combustibili fossili subito, non domani o fra un anno, ma ora, combattendo contro gli oltre 2 miliardi di dollari di profitti giornalieri di chi su petrolio e carbone ci lucra.
Mario Tozzi
Ross Gelbspan, premio Pulitzer per il giornalismo, fa il punto su quella che gli ambientalisti, e non solo loro, considerano l'emergenza più "scottante" del prossimo secolo: il riscaldamento del pianeta. Non è un caso, secondo Gelbspan, che l'atmosfera della terra si stia scaldando a una velocità più elevata di quanto fatto negli ultimi diecimila anni, che i dieci anni più caldi di cui si ha traccia siano compresi tra il 1980 e oggi, che il 1995 sia stato l'anno più caldo da quando la terra è diventata un pianeta abitato. Ma a rendere più calda l'atmosfera, non vi sarebbe soltanto l'effetto serra. Con l'insistenza e la caparbietà di chi lavora nel giornalismo, l'autore ricostruisce la campagna di disinformazione messa in atto dalle industrie legate alla ricerca e allo sfruttamento del petrolio e del carbone (dalla cui combustione hanno origine i gas responsabili dell'effetto serra) con la compiacenza e l'appoggio di alcuni settori politici. Gelbspan non si limita a denunciare i ritardi e le occasioni perdute. Con l'aiuto di ambientalisti, politici illuminati e scienziati, il giornalista traccia quella che, secondo gli esperti, è la seconda fase del dibattito: non più "cosa è l'effetto serra", ma "cosa ancora possiamo, dobbiamo fare" per salvare il nostro pianeta.
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