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Colori è un libretto fortunato, variamente arricchito di illustrazioni: l'originale ha un'ammiccante copertina di Willette, che mostra il succoso abbraccio di due amanti nell'ombra di un bosco; quindici anni dopo le edizioni della Chimère impreziosiscono il volume con le raffinate incisioni di Jean Laueffer. Ora escono contemporaneamente un'edizione spagnola, che si affida all'eleganza di Odilon Redon, e la nostra Medusa, che propone in copertina un particolare del ritratto di donna di John Millais, del 1851. In epoca ancora non sospetta di perversioni decadenti, Millais giocava già sul contrasto tra la sensualità fulva della capigliatura e il giglio bianco stretto al petto, tra l'abito giallo chiuso fino al collo e il frutto rosso aperto in mano, visualizzando una lotta tra pudore, costume e desiderio. La storia di queste illustrazioni è già di per sé un esemplare commento del testo. I raccontini di Remy de Gourmont sono infatti inni all'abbandono dei sensi, dove però il Dna simbolista e decadente viene a turbare con venature di depravazione la libera espansione in una natura complice. Gourmont li definisce passeggiate, a sottolinearne il carattere di leggerezza, sorretta da una scrittura che deve procedere tutta d'un fiato, nel momento dell'illusione di una felicità giocosa, o altrimenti arrestarsi. Si tratta di testi cui l'autore attribuisce una natura poetica; del resto, per lui sia il racconto che il romanzo sono sempre poesia, nel momento in cui si risalga alle loro origini versificate, dove la bellezza scaturisce dal ritmo e dalla scelta delle parole, che fissano un'emozione estetica e di desiderio.
Tredici racconti per tredici colori (tra cui il viola purpureo del misterioso zinzolino) e tredici personaggi femminili in rapida successione. Giallo: fresca contadinella si concede con ardore, ma pensa di essere ricompensata; Arancio: giovane donna seduce con la sua innocenza un capitano molto ingenuo; Bianco: la ragazzina cresciuta liberamente tra gli abbracci del compagno di vita impara con il catechismo ad apprezzare il peccato. Rosa: altro esempio di eros infantile, ma non più propriamente tra coetanei. Blu: algida principessa soddisfa i suoi desideri ingannando la propria dama di compagnia. Viola, una matura signorina inizia teorie di ragazzini alle gioie dell'amore. L'arcobaleno dei colori corrisponde a tutta la gamma delle situazioni del desiderio, in una galleria di ritratti che risente talvolta di un manierismo decadente, ma nei momenti più felici coniuga con grazia ironia, gioia di vivere e disincanto. Spiace che la traduzione non abbia conservato almeno i nomi dell'originale, la cui magia si perde completamente nel passaggio da una lingua all'altra (Cristiana non è certo uguale a Christiane
); mentre Arnaldo Colasanti, nella postfazione, compie un affondo in Giallo, facendo riferimento all'exergo ("Giallo è bello: van Gogh") per opporre la felicità di luce pomeridiana che emana dalla scrittura dell'uno alla follia dell'altro, e definire quello di Gourmont il ritmo dello scoiattolo, ossia "il passo disordinato e perpetuo della leggerezza che sviscera la vita ma senza incresparla, senza mortificarla in niente". È questo per Colasanti il passo che consegna Gourmont alla modernità.
Ida Merello
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