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Con occhi di bambina (1941-1945) - Liliana Treves Alcalay - copertina
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Con occhi di bambina (1941-1945) - Liliana Treves Alcalay - copertina
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Descrizione


"Dopo l'8 settembre del 1943 i Treves rischiavano continuamente di essere scoperti e catturati. Una volta, due fascisti si presentarono al casolare della famiglia Cordani, che li aveva generosamente accolti, chiedendo minacciosamente notizie di "una donna ebrea con 4 bambini": sembrò alle 12 persone nascoste al primo piano, con il fiato sospeso e i muscoli contratti dalla tensione, che tutto fosse perduto. La bimba per la prima volta conobbe la paura; quella frase "una donna ebrea con 4 bambini" risuonò e si dilatò in lei come un incubo che non la lasciò mai più. Mentre i loschi figuri, di sotto, frugavano e interrogavano, lei voleva urlare, ma la mano della mamma l'accarezzava e la supplicava di restare in silenzio. Il silenzio. Questo fu il grande mago maligno che dominò i bambini ebrei durante la guerra. Dovunque, c'erano genitori che chiedevano ai figli di non muoversi, non giocare, non uscire, non dare nell'occhio".
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Dettagli

1994
1 aprile 1995
119 p., Brossura
9788880570011

Voce della critica


scheda di Giacomasso, S., L'Indice 1995, n. 4

"Occhi di bambina" sono quelli attraverso cui Liliana Treves racconta la storia dei suoi primi cinque anni di vita di bambina ebrea, ricca, costretta all'improvviso ad abbandonare il suo mondo felice per nascondersi. La famiglia dell'autrice è di origine sefardita; da Bengasi, dove vive, si trasferisce in Italia allo scoppio della guerra e viene sorpresa dall'8 settembre a Salsomaggiore. Dopo aver goduto della protezione di alcune famiglie del luogo e di un parroco, di là passerà a Milano e poi fortunatamente in Svizzera, nel febbraio 1944. Per la piccola Liliana è la scoperta di un mondo diverso, dove i grandi possono piangere e avere paura, oppure essere cattivi, dove la gente è costretta a cambiare nome per sopravvivere, dove i bambini vengono abbandonati dai genitori e non hanno più certezze affettive e culturali, mancano di rilerimenti. Di grande immediatezza, questa testimonianza si aggiunge alle tante già pubblicate dalla Giuntina, tra le quali almeno altre due sono di bambini: Emanuele Pacifici, "Non ti voltare", e Jona Oberski, "Anni d'infanzia". Deborah Dwork, in "Nascere con la stella" (Marsilio 1994) ha appena risposto alla domanda che Liliana Picciotto Fargion si pone nell'introduzione: "si potrà mai raccontare la devastazione materiale e psicologica che il nazismo provocò sui bambini ebrei durante l'ultima guerra?".

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