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Confesso che ho sbagliato. Ricordi autobiografici - Federico Zeri - copertina
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Confesso che ho sbagliato. Ricordi autobiografici - Federico Zeri - copertina
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Descrizione


Personaggio singolare, esigente, outsider la cui carriera si è dipanata ai margini delle università e delle consorterie dei musei, Federico Zeri si è imposto per la sicurezza del giudizio, la ricchezza delle analisi e l'intransigenza con la quale non ha mai cessato di denunciare scandali e casi di falsi nell'ambiente artistico. Da molti è considerato successore e pari di Bernard Berenson, il grande connaisseur d'inizio secolo di cui Zeri condivide il metodo. Consigliere e consulente del conte Cini e del miliardario J.P. Getty, frequentatore della nobiltà romana come degli storici più noti della nostra epoca, della buona società londinese come di quella, più eterogenea, di Hollywood, Zeri evoca in una miriade di aneddoti i riti e le follie di un mondo ormai scomparso, ricco di figure affascinanti. Troppo scettico, o caustico, per credere all'opportunità di un'autobiografia, egli consegna qui il racconto di una serie di esperienze, narra la passione che alcuni incontri gli hanno ispirato, rievoca gli umori che certi episodi dimenticati della storia dell'arte del '900 hanno suscitato in lui.
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Dettagli

2
2009
15 ottobre 2009
208 p., ill. , Rilegato
9788830426726

Valutazioni e recensioni

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Luca Aquadro
Recensioni: 5/5

"Chi scrive l'autobiografia è spinto spesso dalla paura della morte, dal desiderio di innalzarsi un monumento (...) Ho scelto di ricordare soltanto certi episodi della mia vita, quelli che sono stati i più decisivi (...) per la mia evoluzione interiore." (p. 7) Iniziano così, con un breve proemio sallustiano, le 164 pagine con le quali nel 1995, tre anni prima di morire, Federico Zeri ripercorre la propria vita, un'esistenza avventurosa che, dagli studi di chimica e botanica della giovinezza, lo portò a diventare, quasi per caso, uno dei più grandi conoscitori d'arte di tutti i tempi e un noto polemista e fustigatore dell'Italia di oggi. Il libro è snello, godibilissimo e ricco di aneddoti e offre l'occasione di attraversare il Novecento al di là dell'ambito specifico della storia dell'arte. Scritto a quattro mani con Patrick Mauriès, è fedele a un'abitudine cara a Zeri: rispettare ogni lettore ricorrendo a uno stile semplice e brillante. Insomma, una lettura piacevole e assai utile per chi volesse (ri)scoprire un grande e anomalo Italiano di cui si sente tanto la mancanza. "Mi è poi indispensabile saltare da un libro all'altro, bighellonare in mezzo a vari impulsi, leggere quello che sarebbe doveroso disprezzare o considerare secondario, frequentare le periferie culturali. Non seguo alcuna linea, sono disordinato." (p. 121) "Oggi mi sento disincantato (...) la prima fila nella Penisola è occupata da una classe media arrogante e arrivista" (p. 159) "Leggo, studio, ascolto musica, continuo il mio piccolo lavoro di detective; cerco disperatamente di mettere a posto le migliaia di libri che ormai si sono impadroniti del luogo; ordino la mia fototeca; guardo crescere, morire e rinascere alberi, vigne e fiori che ho piantato più di trent'anni fa. Dall'altra parte del giardino qualche volta mi capita, al tramonto, di contemplare le colline coperte di ulivi, guardate per l'eternità dalle Sfingi di pietra, custodi del luogo, nella dolce luce della campagna romana." (p. 164)

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Boris Baruffa
Recensioni: 5/5

Originale come originale e geniale è l'autore. Vera cultura ( nozionismo ed esperienza ) senza puzza sotto il naso. Un maestro che accompagna lo scolaro come un padre ma, senza paternalismo. Insomma aiuta l'ignorante a cambiarsi d'abito!

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Damiano
Recensioni: 2/5

È una panoramica dichiaratamente fugace di incontri con personaggi straordinari. Zeri mi ha deluso: mi aspettavo un uomo più interessante, più imprevedibile, un po' meno "perbene". Le sue valutazioni sulle vicende storiche che ha attraversato (soprattutto italiane) sono di una sorprendente superficialità.

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Conosci l'autore

Federico Zeri

1921, Roma

Federico Zeri (Roma, 12 agosto 1921 – Mentana, 5 ottobre 1998) è stato un critico d'arte italiano.Forrmatosi a Roma presso i Gesuiti (svilupperà una sostanziale antipatia per la gerarchia ecclesiastica, ed un netto agnosticismo), il padre lo avviò allo studio della botanica e della chimica, ma nel 1943 Zeri abbandonò tutto e decise di seguire le lezioni sulla storia dell'arte del professore Pietro Toesca.Nel febbraio 1944 venne arrestato dai fascisti su denuncia di una vicina di casa, che lo accusava di intrattenere rapporti di amicizia con persone notoriamente antifasciste. Condannato a morte, venne liberato grazie all'interessamento di uno sconosciuto, che lo volle aiutare come gesto di gratitudine verso suo padre Agenore, da cui anni prima era stato curato...

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