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scheda di Battaggia, P., L'Indice 1994, n. 9
Emozioni e pensieri suscitati nel terapeuta, soprattutto da parte di pazienti profondamente disturbati seguiti per anni da Searles con un rapporto di rara intensità e profondità, sono stati per Searles uno strumento di lavoro, di conoscenza del paziente e di se stesso, e oggetto affascinante di studio e di ricerca. I ventitre articoli qui raccolti, successivi agli "Scritti sulla schizofrenia" del 1965 (tradotti presso Boringhieri nel 1975), sono occasione di ulteriori riflessioni e approfondimenti sul tema del controtransfert. Tipiche del modo di pensare e di lavorare di Searles, che riconosce apertamente l'influenza dell'approccio interpersonale di Sullivan, sono le osservazioni sul paziente come terapeuta del proprio analista: alcuni pazienti sono in grado di riconoscere, prendendosene cura con estrema sensibilità, i punti deboli e sofferenti del proprio terapeuta. Vanno citati i contributi sul senso di colpa dello psicoanalista, sulla funzione che assumono nel transfert delirante le percezioni realistiche dell'analista da pane del paziente, su come il transfert del paziente condizioni l'osservazione partecipe dell'analista, e sul tema della violenza nella schizofrenia. Qui Searles rivela con straordinaria sincerità i sentimenti di paura e di odio provati verso alcuni pazienti. Rispondendo ad alcuni interventi, anche fortemente critici, da parte di noti analisti, ribadisce la sua convinzione che le reazioni del paziente trovino un fondamento reale nelle emozioni del terapeuta. Il terapeuta deve essere pienamente consapevole, senza negarle, reprimerle e proiettarle a sua volta nel paziente, anche delle emozioni considerate inaccettabili secondo la concezione tradizionale del medico devoto e compassionevole, in modo da non sottrarre al paziente stesso la consapevolezza delle reazioni che suscita.
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