Batt 4415 Lollini_Bollati I CORALI BENEDETTINI DI SAN SISTO A PIACENZA L'abbazia di San Sisto a Piacenza ebbe sempre un ruolo decisivo nella mappa religiosa dell'Italia padana, dalla sua fondazione nel IX secolo fino alle soppressioni napoleoniche di inizio XIX secolo, con la conseguente dispersione di tante opere artistiche, e altri oggetti; ma già prima, nel Settecento, l'abbazia aveva ceduto una celeberrima eccellenza, la Madonna di Raffaello ora a Dresda, e detta appunto Sistina. I suoi corali vennero trascritti e decorati in un lasso di tempo abbastanza dilatato, che dagli studiosi è stato collocato tra il 1470 e il 1495 circa. I quattordici tomi, con la chiusura del 1810, al termine di complicate vicende quasi tutti pervengono infine a raccolte americane, tra cui soprattutto la Hispanic Society of America di New York, che ne acquista otto; uno invece rimane in Europa (collezione, poi Museo Civico, Amedeo Lia di La Spezia). L'associazione newyorchese decide pochi anni fa di passare in vendita da Christie's i volumi in suo possesso, che sono acquistati da un collezionista. È grazie alla sua disponibilità, e alla partecipazione delle istituzioni locali, che il ciclo miniato è stato studiato in un volume monografico, ed esposto dal novembre 2011 al febbraio 2012 in una bella mostra presso i Musei Civici di Palazzo Farnese a Piacenza. La prima fase del lavoro di decorazione, attorno al 1470 o poco dopo, è dominata dalla figura di un miniatore tardogotico lombardo, che la critica identifica con il "Secondo Maestro dell'Antifonario M"; il passaggio dalle forme più eleganti dell'ouvraige de Lombardie alla semplificazione secca che vediamo nella gran parte delle scene nel ciclo piacentino si spiega con una progressiva banalizzazione, ma anche, forse, con l'ampio intervento di una bottega (in questo senso andavano alcuni anni fa i dubbi sul catalogo del miniatore da parte di alcuni studiosi). Una seconda tranche di lavori include la maggioranza dei tomi, e viene realizzata da un'équipe di miniatori probabilmente coordinata da Bartolomeo Gossi, da Gallarate, che interviene però in persona solo nel volume 6. Con lui lavorarono al ciclo di San Sisto altri miniatori: si identifica tra loro Francesco da Castello, milanese, che sappiamo dal 1473 apprendista presso la bottega di Bartolomeo. Ma si segnala anche un artista che interviene con grande frequenza nei corali piacentini, come il graduale 4 ora a Baltimora, in cui realizza una miniatura accompagnandola dalla scritta "S[ancte] Benedicte ora pro me Bernardo", che viene in genere letta in riferimento al promotore (o uno dei promotori) della serie liturgica: lo si denomina dunque "Bernardo Master" o, in modo meno suggestivo ma più sicuro, "Primo maestro dei corali di San Sisto"; è importante anche il "D. Nicholaus Ordinis Cist[erciensis]" che firma l'unico intervento che esegue nel tomo ora a Boston, e lo data 1475, consentendo dunque di ipotizzare per questa fase una cronologia attorno appunto al 1475-80, confortata anche da raffronti con le opere e i documenti pertinenti ai percorsi di Bartolomeo e di Francesco. Il "Bernardo Master" costituì probabilmente una figura ponte nella decorazione dei corali, poiché lo troviamo presente anche nella realizzazione più tarda della serie, il salterio-innario in due sezioni, per le quali si propone una data attorno al 1495. Qui, il ruolo leader è quello del maestro anonimo che partecipa a un'altra importante serie per una sede benedettina del ramo di Santa Giustina, quella di San Salvatore a Pavia. Ma troviamo anche Matteo da Milano, forse il più celebre artista del libro dell'area lombarda a cavallo tra Quattro e Cinquecento, al cui periodo giovanile vengono ricondotti numerosi interventi in questi tomi; le sue iniziali, in cui figurano molti dei ritrattini di monaci e altre, più importanti, figure religiose che punteggiano la serie di San Sisto, mostrano una qualità davvero strepitosa. Lo splendido catalogo, ricco di immagini, ha come autori dei saggi Ivo Musaja Somma, Marco Petoletti, Pier Luigi Mulas, Silvia Davoli, Joanne Overty Filippone, Bonifacio Baroffio, Eun Yu Kim; schede di Luca Di Palma, bibliografia a cura di Claudia Campagna. Fabrizio Lollini
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