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LA COSTA DEI SUSSURRI racconta l’esperienza della giovane Evita, che alla fine degli anni ’60 si trasferisce in Mozambico per sposare il fidanzato Luis, studente di matematica, trasferito dall’esercito in Africa. Luis però è cambiato e le tensioni della guerra l’hanno portato a diventare una triste imitazione del capitano Forza Leal. Quando Evita rimane sola per la partenza dell’esercito portoghese per una missione al nord del paese, cerca di comprendere cosa ha cambiato Luis e ne capisce molti aspetti oscuri grazie a Helena, moglie di Leal. Due sono i momenti salienti del romanzo. Il primo è la pioggia di cavallette, di proporzioni bibliche. Come nebbia sulle scogliere. Si offuscano le luci, si sparge odore di chitina, svolazzano, urtano e cadono. I nativi le fanno arrosto. L’atmosfera diventa verde e i lampioni sono palle di luce che scompaiono. Addirittura le cavallette formano un tappeto verde sulla superficie del mare in prossimità della costa. L’altro è il massiccio avvelenamento collettivo della servitù negra a causa di venti bidoni di metanolo per uso nelle tintorie. Ci sarà una moria di personale, che muore annegato e viene spinto a riva dalla risacca. Saranno sgombrati da diversi viaggi di camion della spazzatura. Non ci sarà un bel finale: lo sposo è ucciso e la moglie Evita si allontana su un aereo civile. Per il resto non è un gran romanzo e il racconto si trascina lento e quanto mai noioso. Più che Costa del Sussurri si trasforma in Costa degli Sbadigli (del lettore).
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