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Samuele Cecotti è un presbitero della diocesi di Trieste, che nel 2018 ha conseguito summa cum laude la licenza in Teologia alla Pontificia Università della Santa Croce in Roma. Il volume è frutto di una revisione della sua tesi di Licenza ed esce «in memoria di monsignor Ernesto Zanin», un sacerdote udinese scomparso nel 2019. Il libro scandaglia l’Adversus Marcionem di Tertulliano sotto il profilo della tipologia, che “intende la Scrittura come Parola di Cristo (è Cristo che ispira gli agiografi) che parla di Cristo (è Cristo il contenuto della Rivelazione)» (p. 15). Cecotti esamina il taglio esegetico di Tertulliano tra fedeltà alla lettera e tipologia facendone emergere il cattolicesimo in antitesi con le posizioni letteraliste di Marcione. Il lettore è condotto in medias res: «Tertulliano sa leggere cristologicamente la Scrittura ebraica attraverso un procedimento che, mentre salva la lettera nel suo realismo storico, ne coglie il senso profetico cristico» (p. 35). E’ Cristo stesso che ha parlato per mezzo dei profeti…fino all’affermazione: «Si veritas fuit, caro fuit; si caro fuit, natus est» (p. 55). Magari anche oggi ci fosse un così deciso antemurale all’errore… Il capitolo sulla lettura figurale dell’Adversus Marcionem passa in rassegna i rapporti tra allegoria e tipologia, l’episodio del serpente di bronzo, Mosè come figura di Cristo...fino alle pagine riservate alle tipologie dove Cristo non è antitipo, ove si scorgono pure «abbozzi affascinantissimi di ecclesiologia nel riconoscimento del paradiso terrestre come tipo della Chiesa» (p. 142). Insomma è un percorso suggestivo condotto con tanta acribia attraverso una selva di argomenti politipologici. È una foresta in cui l’Autore traccia i sentieri dell’esegesi cristologica pre-nicena, che oltrepassa «i confini della tipologia pura» (p. 155) nell’aderenza all’ortodossia che scaturisce dall’inesauribile polisemia della Scrittura. Aveva ragione Gregorio Magno: «divina eloquia cum legente crescunt.»
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