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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Il romanzo è piuttosto scorrevole e si legge velocemente. Il protagonista è il senso del dovere che un giovane ebreo orfano di padre sente di avere nei confronti delle donne della sua vita. Una vita all'insegna delle tradizioni che viene sconvolta quando si innamora della cugina della sua futura moglie. Fino a quel momento aveva fatto tutto nel modo giusto e all'improvviso tutte le sue certezze vengono meno e non c'è via d'uscita.
Non capisco i giudizi così bassi, a me il libro e' piaciuto davvero molto. I tormenti di Adam, le sue riflessioni, la paura di abbandonare tutto ciò in cui aveva sempre creduto e dove aveva trovato costante conforto per amore, mi sono sembrati molto reali e coinvolgenti. Probabilmente la considerazione che i libri ci piacciono se troviamo un po' di noi dentro ha del pregio, perché a me Adam e' sembrato un personaggio molto vero e appassionato. Non credo che rinunciare all'amore per non stravolgere le proprie consuetudini e sottrarsi alle responsabilità sia poi un comportamento tanto démodé o addirittura dei secoli passati. Per me il libro e'molto bello e non ha deluso le mie aspettative, ma comunque non mi aspettavo nemmeno di leggere 50 sfumature, da cui rifuggo constantemente, come forse immaginava chi l' ha acquistato.
Bruttino. Eppure la trama sembrava intrigante. Scritto bene, ma molto noioso con descrizioni lunghissime e pesantissime sullo stile di vita degli ebrei della Londra bene, sembra quasi un saggio. I personaggi scialbi che la scrittrice ha creato non aiutano a migliorare il libro, anzi. Rachel è un'insipida perfettina così insignificante da rasentare il cliché, al contrario la cugina Ellie vorrebbe essere dipinta come un'anticonformista e ribelle, ma suscita solo una vaga antipatia, e la scusa della madre morta non giustifica i suoi facili costumi. Per ultimo il protagonista è Adam. Un inetto vero, completamente in balia di queste due streghe che se lo contendono, ma senza volerlo davvero, senza un minimo di spina dorsale. Insomma, senza dubbio la Segal sa tenere la penna in mano ma è meglio che continui a fare la giornalista. Le storie le lasci a chi le sa raccontare.
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