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Professionalità diverse tentano qui di mettere in gioco le proprie appartenenze e le scuole di provenienza, come sottolinea Cesa-Bianchi, per provare a guardare da un vertice-altro il contesto, il campo di cura che ognuno contribuisce a formare con il proprio esperire. Nel suo tentativo di superamento della classica barriera tra applicazioni cliniche e sociali della cura, il testo si rivolge quindi a psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali e volontari. Può essere considerato campo di cura, e questo libro ce ne da esempio chiaro, qualunque contesto in cui ci si prenda cura appunto dell’altro, sofferente, contesto in cui si porti il proprio intervento mirato alla risoluzione possibile anche se non scontata del disagio psichico vissuto dal soggetto. Dopo aver illustrato i riferimenti teorici guida di tali interventi, di tale faticoso cammino, si passa quindi a numerose e valide testimonianze, esperienze applicative e riflessioni di professionisti qualificati ma anche giovani al primo incontro con la sofferenza psichica, tirocinanti all’inizio del loro percorso lavorativo e formativo. Le professioni di operatori della scuola, della psichiatria, della psicologia, delle professioni educative o del volontariato implicano due fronti contrapposti: quello dell’osmosi, dell’appartenenza sentita all’ambiente e quello della soggettività. Reale filo rosso che scorre fra le pagine del testo sembra essere infine l’attenzione posta da tutti gli autori alla dimensione dell’Ascolto. L’Ascolto rispettoso e comprensivo può essere volano nel superamento auspicabile della tradizionale scissione tra l’intervento sociale e quello puramente clinico, nella convinzione che ciò possa avere effetti rigeneranti e pensieropoietici nel lavoro di tutti i giorni con il disagio psichico.
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