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Da madre a madre
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Da madre a madre
Nell'agosto del 1993, Amy Biehl, alunna bianca del Fulbright College, venne uccisa a Città del Capo da un gruppo di giovani neri, istigati da un insorgente movimento "anti bianco". Il libro è stato provocato da questa tragedia. La madre dell'assassino scrive alla madre della vittima e tenta, parlando del suo dolore, di ottenere la comprensione per suo figlio dal racconto sia della vita di questi che della propria in un mondo condizionato dall'apartheid. Il racconto della vita e della cultura dei sobborghi neri è pregnante e allo stesso tempo, nello stile della scrittura di Sindiwe Magona, estremamente vivido.
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Autore:
Traduttore:
Editore:
Collana:
Anno edizione:
2005
In commercio dal:
19 settembre 2005
Pagine:
X-289 p., Brossura
EAN:
9788889605059
Mio figlio ha ucciso tua figlia. (…) Sarebbe sempre esistita la possibilità che un altro di questi mostri in cui si sono trasformati i nostri figli la uccidesse. Qui a Guguletu o a Langa oppure a Nyanga o a Khayelitsha. Oppure in una qualsiasi altra lontana township di questo enorme paese. Come una pugnalata si apre il romanzo di Sindiwe Magona. La voce è quella di un'africana il dolore è quello di una madre i cui figli sono cresciuti a Guguletu township per soli neri alle porte di Cape Town. Una madre che non ha mai rinunciato al proprio ruolo ma dalla sua ricostruzione dei fatti si trova a dover ammettere che la vera madre dei suoi figli è Guguletu stessa con tutto ciò che rappresenta.
Protagonista di Da madre a madre è Mandy che come la Florence di Coetzee in Età di ferro (1990; Einaudi 2006) quotidianamente lascia la township e i propri figli per andare a lavorare nella città bianca in questo romanzo ambientato nel 1993 quando una giovane studentessa americana Amy Elizabeth Biehl in Sudafrica grazie a una borsa di studio Fullbright venne uccisa a Guguletu da un gruppo di ragazzi. Gli anni sono gli stessi scelti da Coetzee quelli del boicottaggio alle scuole.
La ricostruzione dell'ultimo giorno di permanenza della ragazza americana all'università del suo fatale addentrarsi in auto nel quartiere dove nessun bianco vorrebbe mettere piede si alterna alla cronaca quotidiana della vita di una famiglia africana e alle memorie della protagonista nel tentativo di comprendere che cosa abbia fatto di suo figlio un potenziale assassino. Uno dei tanti tsotsie come recita il titolo del film tratto dal romanzo del drammaturgo sudafricano Athol Fugard in uscita prossimamente.
La narrazione in prima persona e il dato biografico – Sindiwe Magona è vissuta a Guguletu – porterebbero a identificare autrice e protagonista ma il romanzo è una lettera aperta un'offerta forse di mediazione tra due mondi. Magona abbandonata dal marito nonostante i figli piccoli è riuscita a studiare a lasciare Guguletu a emanciparsi. Ha lavorato alle Nazioni Unite e nel 1976 è stata convocata a Bruxelles al Tribunale internazionale per i crimini contro le donne. Il suo impegno politico e sociale si è però sempre affiancato alla sua vena di cantastorie secondo la tradizione Xhosa e di narratrice di resoconti autobiografici in cui prevalgono i rapporti fra madre e figli ed entra in gioco l'eredità da lasciare alle generazioni future.
Eppure la sua voce non è quella della madre del ragazzo incriminato: nonostante scriva da insider con la consapevolezza di chi ha vissuto la segregazione in quegli stessi luoghi Magona è un'outsider una donna di successo che a quel mondo non appartiene più. I due giovani del romanzo vittima e assassino in realtà entrambi vittime del medesimo sistema entrambi nel posto sbagliato al momento sbagliato sono ciò che paradossalmente accomuna le due madri in un'unica dolorosa perdita. Questo romanzo forte e crudele di cui si pregia coraggiosamente l'editore dà voce anche in Italia a una delle personalità più significative del panorama letterario sudafricano del post apartheid.
Carmen Concilio
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