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Non è facile trovarli, ma ogni tanto si incontrano libri fuori dal comune; libri che ti obbligano a guardare il mondo da un altro punto di vista, dal punto di vista di qualcuno che è così lontano da te da finire per assomigliarti; come Davì, il protagonista dell'omonimo romanzo di Barbara Garlaschelli edito da Camelozampa nella collana Arcobaleni, dedicata ai pre-adolescenti. Davì non è certo il classico protagonista che ti aspetteresti in un romanzo per ragazzi: ha una cresta verde al centro della testa, e vive in un centro commerciale. La sua casa, il suo mondo è la città intera. Tante persone incontrano Davì, sui mezzi pubblici, a un semaforo? il suo aspetto colpisce ma subito viene dimenticato, catturato nel vortice della città che non si ferma mai. Ma Davì non dimentica la città, anzi ne è forse l'occhio più critico ma al tempo stesso, nel suo essere diverso, se ne riscatta e diventa il simbolo di chi riesce davvero a ottenere il meglio dalle piccole cose: un libro prestato dall'amica bibliotecaria del centro commerciale, una rosa, il primo grande e più sincero amore. Un libro per guardare il mondo da un'altra prospettiva, un piccolo gioiello per tutti.
Recensioni
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Davì è un piccolo libro che molti dovrebbero leggere, dall’adolescenza in su per lo meno.
È lungimirante e coraggioso l’editore CameloZampa a metterlo in catalogo, a firma di una scrittrice che non nascondo di stimare molto, Barbara Garlaschelli. È un piccolo libro che meriterebbe visibilità e diffusione. I temi che affronta, con una profondità che ci pare “leggera”, sono trattati così da arrivare a chi legge in modo coinvolgente e diretto, senza respingere con il loro essere difficili. Anzi, tra il personaggio principale, Davide detto Davì, che si narra in prima persona, e gli individui cosiddetti “normali”, che lo incrociano per strada ma lo registrano spesso solo a margine della propria vicenda personale, c’è sempre un punto di contatto, un “logos” fuori da quelli comuni, in cui, da dietro l’apparenza, arriva l’essenza.
Il ragazzo dai capelli verdi che mimetizza se stesso e il proprio dolore tramite una “ferraglia” di orecchini e piercing, il ragazzo scappato da una delle nostre famiglie piene di tensioni e incomprensioni, il ragazzo che vive sotto una coperta e un telo di plastica e viene aiutato dalla bibliotecaria Beatrice, è solo uno, un po’ più fragile e impaurito, dei nostri figli.
Per questo anche se presi da noi stessi – nel vortice autoreferenziale della società, o in giro per i luoghi condivisi e nondimeno anonimi della città – quando ce lo troviamo davanti la diffidenza è vinta dalla percezione della tenerezza. Davì con il suo fiore giallo in mano spezza le nostre certezze. Quelle della casalinga e quelle del medico, del bambino vittima di una madre nevrotica e della donna innamorata, dell’anziano che ha perso gli occhiali, della signora che scrive e insegna.
Siamo tutti noi coloro che lo incontrano ai giardinetti o in un negozio, in biblioteca o al semaforo. E per un momento, forse, recepiamo la sua presenza poco rassicurante non come una minaccia, ma come un monito.
Con una lingua che mai indulge a esagerazioni o sentimentalismi, è dell’amore nella sua forma più nuda che riesce a parlarci Barbara Garlaschelli, così che noi possiamo dimenticare i cliché e gli appellativi schematici, e innamorarci di lui, Davì: uguale, diverso, puro.
Recensione di Anna Bertini
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