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Questa e' l'entusiasmante narrazione della vita di David Lazzaretti, personaggio scomodo dal punto di vita sociale e religioso nella bassa Toscana dell'800. L'autore alterna capitali scritti di sua mano col altri presi dalle opere del Lazzaretti stesso. La suggestione del libro intero e' nella capacita' di rappresentare le speranze, le paure e gli sforzi del protagonista, considerato, a seconda dei punti di vista: pazzo, profeta, eretico, sobillatore sociale, comunista, millenarista. Comunque ne esce fuori anche un quadro storico della sua gente che ci riporta infine ad un infame epilogo della vita del "profeta dell'Amiata": la sua morte, avvenuta durante una processione pacifica, per mano delle forze del Regno d'Italia in un contesto mai del tutto chiarito.
Indispensabile ritratto di David per scavare a fondo nella psicologia del Profeta e Messia dell'Amiata. Al suo rientro a Monte Labbro venne arrestato per la seconda volta con l'accusa di truffa continuata, di vagabondaggio e di cospirazione politica, fino ad una scaramuccia scoppiata durante una processione giurisdavidica che giunse al suo culmine con una feroce sparatoria che sarà fatale lasciando sul terreno quattro morti-insieme all'umile barrocciaio di Arcidosso che si autoproclamava "re dei re" e "Cristo Duce e Giudice"- e una quarantina di feriti. L' annunciatore di una nuova era che si sarebbe manifestata da "sette città eternali" rimase colpito dalla spada di "Babilonia La Grande".
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