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Descrizione


Celebrazione della musica dei Grateful Dead, Day of the Dead è stata creata ecurata dai fratelli Aaron e Bryce Dessner dei The National. Per entrambi, Aaron eBryce, i Grateful Dead contribuirono al nascere della loro passione per la musicae del piacere di suonare insieme; è stata la prima musica che i fratelli hannoesplorato a fondo. I due ricordano la loro prima jam session, a 14 anni con ilfuturo batterista dei The National Bryan Devendorf, quando suonarono perdiverse ore “Eyes of the World” dei Dead nella soffitta di Bryan alla periferia diOhio. I fratelli Dessner erano attratti non solo dal songwriting dei Dead maanche dalla cura del dettaglio, dalla spontaneità e dalla profondità nellastrumentazione.In quegli anni dell'adolescenza è nata una vera storia d'amore durata tutta lavita, quella con i Dead (condivisa con i Devendorfs), che ha raggiunto il suo apicequando i The National sono stati invitati a suonare con Bob Weir, nel marzo2012, alla raccolta fondi per HeadCount.org. La band radunata per questoevento ha imparato 25 canzoni dei Grateful Dead e la maggior parte di questimusicisti è entrato a far parte della "house band" che ha suonato in molti branidi Day of the Dead.Prodotta da Aaron Dessner, co-prodotta da Bryce Dessner e Josh Kaufman, laraccolta è un omaggio ad ampio raggio al songwriting e allo sperimentalismo deiDead; 59 tracce per quasi 6 ore di musica dei Dead. Alla registrazione, durataquattro anni, hanno collaborato oltre 60 artisti provenienti da varie esperienzemusicali. Su molti brani compare la “house band” di grandi musicisti formata daAaron, Bryce, i compagni di band (The National) e fratelli Scott e BryanDevendorf, Josh Kaufman e Conrad Doucette insieme a Sam Cohen e WalterMartin.Nel corso dell’anno uscirà anche un’edizione limitata su vinile. Tutti iproventi andranno alla Red Hot Organization, organizzazione beneficainternazionale dedicata alla raccolta di fondi per combattere l’AIDS/ HIV.
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Dettagli

CD Audio
5
4AD
20 maggio 2016
Compilation
0652637362428

Voce della critica

"Che cosa cerchiamo ancora, oggi, nella musica che fu tanto amata dalla controcultura degli anni ’70? Il krautrock tedesco e la psichedelia, il progressive, il folk e il free jazz, il minimalismo di Reich e Riley, la musica classica indiana e tanto altro spuntano a volte nel bagaglio dei musicisti che chiamiamo per comodità “indie” – tra le cose che bisogna assolutamente citare, riscoprire, ri-suonare. Evocazione di uno stato di grazia, di uno spazio illuminato dalla fiammella dello Spirito Santo (apparso nei primi anni ’60 sotto forma di droghe psichedeliche), dove si sapevano parlare tutte le lingue del mondo e della musica senza averne studiata nemmeno una. Un’ambizione così babelica che durò pochissimo. Un eden elettrico praticamente irripetibile, perché la vera ambizione era politica prima che estetica: rivoluzionare la musica per rivoluzionare la vita quotidiana e da lì possibilmente il mondo. I gemelli Aaron e Bryce Dessner, noti soprattutto per il loro lavoro con i National, musicisti di formazione colta, neo40enni della scena radical-chic di Brooklyn, curano adesso questo omaggio monumentale ai Grateful Dead. È un ricordo della propria formazione adolescenziale da Deadhead, come si chiamano gli adepti del culto di uno dei gruppi più freak, più americani, più eccentrici della storia del rock. E il risultato di un impegno di ben quattro anni commissionato dall’organizzazione anti-Aids Red Hot: 59 canzoni eseguite con grande dedizione filologica da una lista di interpreti che va da Kurt Vile a Lee Ranaldo, dai Grizzly Bear ai Tv On The Radio, a Stephen Malkmus, con puntate nella musica classica contemporanea (yMusic, stargaze, Richard Reed Parry, Terry Riley), nel jazz creativo (Vijay Iyer), persino nel pop centroafricano (Orchestra Baobab, Tal National), e la necessaria partecipazione di un folto gruppo di figli diretti del genere Americana: cantautori come Bonnie Prince Billy, Cass McComb, Angel Olsen, eccetera.
I Grateful Dead fino alla morte di Jerry Garcia hanno fatto sempre genere a sé. Prima che nel blues o nel jazz, e attraverso gli straordinari testi di Robert Hunter, il centro della loro estetica stava nell’esperienza collettiva e diretta dei loro concerti, al punto che gran parte della loro infinita discografia è fatta di registrazioni live. Scrivevano musica con (e dentro) la vita, negli anni in cui lo stesso concetto veniva variamente esplorato dall’aleatorietà cageana, dalla musica improvvisata, oppure negli scontri con la polizia. Più difficile, magari meno entusiasmante fare oggi il contrario: provare cioè a scrivere un barlume di vita attraverso l’analisi critica, la ricompilazione, l’evocazione di una musica che (al contrario di quel che poteva fare Glenn Gould con le griglie matematiche delle partiture bachiane, per dire) scritta non è, la cui cellula generatrice è piuttosto politica e collettiva.
Dunque: perché un omaggio agli anni ’70? Perché ai Grateful Dead? Dice una battuta che Jerry Garcia è stato lo Steve Jobs buono. Evocando quell’antica esperienza di autogestione libertaria, la scena “indie” del giro newyorkese qui rappresentata a tutti i livelli – una scena colta, metropolitana, eclettica per lunga tradizione – sembra rileggere in controluce il dirompente effetto che la Rete in questi anni ha avuto sulla musica e sulle altre dinamiche socioculturali, e provare a ripensare al da farsi. Si tratta di riconoscere tensioni e fratture prodotte dallo smantellamento del mercato discografico tradizionale, con la creazione di comunità e nicchie virtuali al posto dei generi, il ritorno ai concerti, alle performance, lo sconfinamento negli spazi dell’arte e del teatro. E così l’estremo formalismo, retrò e magari hipster, di chi oggi è capace indifferentemente di usare i codici della musica contemporanea accanto a quelli del rock classico americano, si scontra a ogni angolo con i fantasmi di una perduta comunità indie-head. Con la ricerca di qualcuno che ti ascolti davvero, che abbia voglia di parlare la tua stessa lingua." Voto 3/5

Recensione di Alberto Piccinini

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Brani

Disco 1

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1 Touch Of Grey
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2 Sugaree
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3 Candyman
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4 Dire Wolf
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5 New Speedway Boogie
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6 Friend Of The Devil
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7 Black Muddy River
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8 Morning Dew
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9 Black Peter
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10 Loser
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11 To Lay Me Down

Disco 2

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1 Box Of Rain
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2 Rubin & Cherise
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3 Me And My Uncle
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4 Cassidy
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5 Uncle John's Band
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6 Mountains Of The Moon
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7 Dark Star
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8 Nightfall Of Diamonds
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9 Transitive Refraction Axis For John Oswald
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10 Paying In The Band
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11 Brokedown Palace (Feat. Garth Hudson)

Disco 3

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1 Peggy O
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2 Garcia Counterpoint
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3 Terrapin Station
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4 Clementine Jam
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5 China Cat Sunflower / I Know You Rider
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6 Jack A Roe
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7 Easy Wind
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8 Whaft Rat
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9 Going Down The Road
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10 And We Bid You Goodnight

Disco 4

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1 Ripple
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2 Truckin'
Play Pausa
3 Dark Star
Play Pausa
4 Stella Blue
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5 Shakedown Street
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6 Franklin's Tower
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7 Eyes Of The World
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8 Help On The Way
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9 Estimated Prophet
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10 What's Become Of The Baby
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11 King Soloman's Marbles
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12 If I Had The World To Give

Disco 5

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1 Standing On The Moon
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2 Ship Of Fools
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3 Bird Song
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4 Brown Eyed Woman
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5 Here Comes Sunshine
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6 Cumberland Blues
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7 Drums > Space
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8 Cream Puff War
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9 Rosemary
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10 High Time
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11 Till The Morning Comes
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12 Althea
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13 Attics Of My Life
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14 St. Stephen (Live)
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15 I Know You Rider (Live)
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