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Del dominio umanitario e della civile barbarie
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Dettagli

2019
1 gennaio 2019
80 p.
9788886345279
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Indice

Ordinaria amministrazione
Continuità e matamorfosi del dominio
Produzione, gestione, sfruttamento delle emergenze
Volontariato, cooperazione, internazionalismo
Teologia dei Diritti
Identità, appartenenze
Radicali alterità.

La recensione di IBS

Al popolo del capitale, omogeneizzato nel consumo, nella dipendenza e nella competizione, non resta alcuna base d'appoggio propria né culturale né materiale. E' così consegnato a un'ipotenza che certo l'accesso ai consumi e allo spettacolo, alla carità e al volontariato non smentiscono, ma celebrano nelle forme consentite. Quanto ai Diritti Umani, che gli interventi «umanitari» dicono di volere garantire, la loro «universalizzazione» significa imporre a tutti l'idea di appartenere alla matrice occidentale (rinunciando alle proprie); mentre, nella realtà, solo a pochi vengono elargiti, di volta in volta, concreti, spesso minimi e sempre revocabili spazi di sopravvivenza e occasioni per accedere alle risorse e alle opportunità. Schiacciati tra un nuovo totalitarismo imperiale e il nuovo particolarismo etnico, dobbiamo ripensare categorie quali identità, razza, etnia, cittadinanza, cultura per opporre, a quella coppia di lemuri, una nozione non regressiva di particolarismo, una visione non imperialistica della sovranazionalità. Questo testo, firmato simbolicamente da una strega arsa sul rogo nel 1310 e da uno schiavo americano fuggitivo del XIX secolo, si pone il compito di ripensare categorie quali "identità", "razza", "etnia", "cittadinanza", "cultura" per opporre al nuovo totalitarismo imperiale e al nuovo particolarismo etnico una nozione non regressiva di particolarismo e una visione non imperialistica della sovranazionalità.
Margherita Porete, «beghina sapientissima», fu bruciata sul rogo insieme al suo libro Lo specchio delle anime semplici il 1 giugno 1310 a Prigi, dopo aver rifiutato di prestare giuramento davanti al tribunale dell'Inquisizione, per rispetto a «quell'anima libera che non risponde a nessuno se non vuole».
Jonathan W. Loguen figlio di una schiava nera e del suo proprietario bianco, riuscì a fuggire e fece della sua casa una delle principali stazioni della rete clandestina di sostegno ai fuggitivi. Nel 1850, in una memoriabile riunione a Syracuse, riferendosi al Fugitive Slave Act, dichiarò: «Non rispetto questa legge – non la temo – e non obbedirò. Essa mi dichiara illegale; e io la dichiaro illegale». Alla sua ex-padrona che gli intimava di riconsegnarsi schiavo, scrisse: «Non sai dunque che i diritti umani sono mutui e reciproci, e che se tu mi togli la libertà e la vita, perdi la tua libertà e la tua vita?».

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