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Cicerone dialoga col fratello Quinto sui vari metodi di divinazione, che rasentano la religione ufficiale romana - e l'autore ne era ben consapevole. Con allegria e ironia Cicerone confutare il fratello, che ha difeso la divinazione; Cicerone con intelligenza ribatte filosoficamente - e a volte addirittura con idee quasi psicoanalitiche - puntualmente tutto ciò che ha detto Quinto. Bellissima la traduzione di Timpanaro, interessante il suo commento, che forse andrebbe rivisto. La parte più bella del dialogo? Sicuramente quella sui sogni.
Una straordinaria fonte sulla divinazione antica (specialmente greco-romana) ma anche un'intelligente e ironica confutazione. Un libro che ci insegna a esercitare la nostra attività critica verso quei fenomeni occulti apparentemente senza spiegazione. Una mirabile disquisizione a favore e poi contro la divinazione seguendo il modello dei perduti dialoghi aristotelici. Un Cicerone simbolo della libertà di pensiero.
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