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Buon esordio per Lisa, anche se con troppi "esercizi stilistici" e giri di parole per descrivere eventi e stati d'animo. Coinvolgente la storia. Ma ricordiamoci che si sta giudicando un romanzo d'esordio, Ginzburg ha ancora tempo per maturare.
lo ho finito di leggere pochi giorni or sono quindi non sono stata una che si è pecipitata in libreria quando è uscito il primo romanzo della nipote di Natalia (aprile 2002)e ora mi dispiace di non avere curiosato fra quelle pagine prima..una maturità di scrittura che spero non sia come per certi registi unita solo alla loro prima opera. Un stacco finale di uno dei due protagonisti che scopriamo di avere atteso dal nostro primo incontro con lui di quelli che ti fanno dire...ce l'hai fatta: beato te!
Recensioni
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Questo romanzo è l'esordio nella narrativa per Lisa Ginzburg niente affatto nuova, in verità, al lavoro culturale che l'ha vista però come conduttrice di programmi radiofonici e traduttrice. Molti elementi dell'operosità intellettuale dell'autrice infatti si riflettono nelle vite dei suoi protagonisti. Topici passaggi della letteratura russa intessono con abbondanti citazioni il racconto e quasi fanno da contrappunto e da specchio alle esperienze sentimentali di Dacia, di Anna, di Ernesto. Si tratta di un triangolo amoroso che finisce per lambire soltanto le sue potenzialità. Ernesto, docente di letteratura russa, dopo un bacio in cui i corpi non s'incontrano, non vivrà una relazione extraconiugale con la studentessa Anna, ma partirà malinconicamente per un viaggio sabbatico in America mentre la moglie Dacia resterà nella casa comune a coltivare la memoria di un matrimonio e la perdita di un figlio. Anna, al contrario, comprenderà la sua vera vocazione di ballerina, dopo qualche estasi d'amore e qualche scacco relazionale. Ci sono belle pagine, paesaggi stanchi, estati roventi e ci sono belle idee che si trovano, per esempio, nell'episodio in cui Ernesto, relatore a un convegno, scopre la moglie addormentata dopo la sua prolusione. E c'è il tentativo di raggiungere le questioni alte del vivere: le relazioni tra esseri umani, il riconoscimento dei pari, lo scandalo dell'arte, e anche e soprattutto il ruolo dell'intellettuale. La figura di Ernesto, irriducibile e muto, sembra uscita dall'incontro tra Alfonso Berardinelli e il protagonista dell'ultimo film di Bellocchio L'ora di religione. Creatura artificiale e, nonostante le fughe, programmaticamente stereotipa. Sentiamolo di fronte alla difficoltà di procedere a un suo libro su Mandel'stam: "Sua e soltanto sua e la difficoltà. Ernesto lo sa bene. È in lui che qualcosa si blocca e ogni volta arretra davanti a quello che è, che è vero ".
Camilla Valletti
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