I diari del sangue
- EAN: 9788804644606

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"Mi chiamo Nicole Dubois, sono una studiosa di antichi miti. Per anni ho condotto delle ricerche su rari manoscritti ungheresi, un lavoro faticoso alla caccia di fragili indizi. Dai miei studi sono emerse delle tracce di una razza che viveva in gran segreto nell'Europa orientale cinquecento anni fa. Erano chiamati életek, da un'espressione ungherese, hosszú élet, che si riferisce allo straordinario potere che possedevano di rimanere in vita a lungo, anche se non si accenna a una vera e propria immortalità. Ora, bisogna sapere che nel Tredicesimo secolo, in Ungheria, i mongoli diedero inizio a un massacro senza precedenti. Donne e bambini. Nessuno riusciva a salvarsi. Un assalto dopo l'altro, una strage senza fine. I mongoli incendiavano, saccheggiavano, stupravano. Non è difficile comprendere come, in un contesto simile, si alimentò la credenza di una razza che avrebbe potuto resistere a quei terribili eventi, una razza che non aveva solo il potere di vivere a lungo ma anche quello di cambiare forma, di modificare le proprie sembianze per sfuggire ai nemici. Una leggenda nata dalla disperazione, forse. Ma purtroppo quella leggenda segnala, tra gli életek, anche un cattivo seme, una di quelle creature infatti non era pacifica, ma bensì un essere dalla mente contorta, incapace di empatia o di amore, imprevedibile nei suoi sciagurati comportamenti, malvagio nelle azioni. Un tuffo nella follia. Ora so con certezza che il suo nome è Jakab, nei miei quaderni viene anche chiamato démon. Si credeva che fosse morto in un incendio, ma passarono gli anni e un'altra leggenda affiorò: una donna raccontò che, quando gli abitanti si erano radunati davanti a quella casa in fiamme, avevano visto un uomo che urlava dietro una finestra del piano superiore, contorcendosi in modo innaturale. A un tratto aveva poi rotto il vetro e si era lanciato nel vuoto. Da quell'altezza chiunque sarebbe rimasto ucciso o gravemente ferito, invece lui si era rialzato ed era corso via. Da quel momento ho la prova che quella creatura è sulle mie tracce e mi insegue. E oggi mi ha trovato. Ma io possiedo dei diari, unici per i segreti che occultano. I diari mi possono salvare o forse salveranno soltanto mia figlia. Se scoprirò come usarli, se il mostro non ci troverà prima." Fortemente suggestivo nei suoi richiami a Underworld, i Diari del sangue intreccia, in una prospettiva storica ricca di dettagli, l'ascesa e la caduta di un'antica razza di creature con un'avventura dal ritmo incalzante, ambientata ai giorni nostri. Un debutto concepito con straordinaria sicurezza e che, come ha sottolineato l'inglese "Guardian", coniuga "con grande potenza immaginativa orrore, morte e passione in un inedito scenario neo-gotico".

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Fu solo dopo aver raggiunto la fattoria, appena passata la mezzanotte, che Hannah Wilde scoprì quanto sangue avesse perso suo marito. Avevano parlato poco durante il viaggio verso Llyn Gwyr. Hannah si era concentrata sulla strada, la vista offuscata dalle lacrime e dalla pioggia. Accanto a lei, Nate era abbandonato sul sedile del Land Rover Discovery, un'ombra rattrappita. Mentre la distanza da ciò che si erano lasciati alle spalle aumentava, di tanto in tanto gli lanciava un'occhiata, anche se, finché guidava, le era impossibile valutare l'entità delle ferite. Ogni volta che gli proponeva di fermarsi, Nate scuoteva la testa e la incoraggiava a proseguire: «Vai avanti, Hannah. Andrà tutto bene. Vedrai che mi riprenderò». Verso mezzanotte, dopo quattro ore passate alla guida, Hannah aveva notato che sui cartelli che sfrecciavano accanto al fuoristrada i nomi delle località erano stati sostituiti dai loro cugini gallesi: Cyfronydd, Llangadfan, Tal-y-llyn. Non c'erano altri veicoli a condividere la notte con loro e, nonostante tenesse lo sguardo fisso davanti a sé, percepiva tuttavia che il paesaggio si stava facendo più aperto, più selvaggio. La strada tutte curve si impennava come se stesse tentando di disarcionarli.
