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Il problema con Singer è riuscire ad evitare i doppioni dei suoi racconti. Questo - bellissimo come l solito - è contenuto anche in altre raccolte di racconti. Quindi, fare un po' di attenzione.
La Distruzione di Kreshev è una piccola opera corale ambientata in uno shtetl della Galizia, dove con la consueta sapienza yiddish è narrata la salita e la caduta di una famiglia, o meglio della virtuosa figlia del rabbino, che vive un’esistenza altrimenti preclusa alle donne. L’istruzione, lo studio dei classici, l’indipendenza, sono singolari e insoliti per un personaggio femminile dell’immaginario ebraico dell’Europa orientale. La bellezza della novella è nella descrizione dei dettagli delle emozioni e delle abitudini ormai perdute di una società che soltanto l’olocausto ha potuto cancellare. La vita nel villaggio, l’epopea mercantile e rurale, la tradizione secolare sono sublimate nella protagonista. Fatto epocale, le viene concesso di scegliersi lo sposo. La scelta, a lungo ponderata, decide ovviamente il seguito del racconto. Questa opera minore di Isaac Bashevis Singer, che volendo possiamo considerare parzialmente romanzo di formazione, dà luogo a una pletora di emozioni nel lettore, immerso in un giardino pieno di fiori che sono gli stessi abitanti del villaggio. L’analisi del flusso di coscienza, il senso di gerarchia e di obbedienza, prevalgono ma non riescono a condizionare l’insolito sviluppo del racconto. I personaggi, con le loro saggezze e debolezze, rimangono impressi nel lettore che viene trascinato nel villaggio come un viandante che decide di soggiornarvi per un po’, giusto il tempo di finire la lettura. Certamente non possiamo elevare l’opera al rango della Famiglia Mushkat, ma ne contiene i prodromi e i colori, con le proporzioni di uno shtetl con strade sterrate rispetto a una capitale qual era la Varsavia preda dell’Impero Russo e Germanico. Impossibile non amare i ricami delle relazioni tra i personaggi, dei riti, delle facezie. Una novella che vola via come la commedia umana e di cui la sete di conoscenza del lettore rimane esaudita. Una lettura imprescindibile per chi ama la scrittura di Isaac Bashevis Singer, e che non tradisce le attese.
"La distruzione di Kreshev" è un racconto breve pubblicato nel 1961 dallo scrittore e traduttore ebreo-polacco di lingua yddish, naturalizzato statunitense, Isaac Bashevis Singer [1902-1991]. La trama, in sintesi, è la seguente. Il mondo angusto e pacifico di un piccolissimo villaggio polacco viene scosso dall'insinuarsi del diavolo: lussuria, falsità, adulterio, sacrilegio prendono il posto della fede, conducendo la devota comunità alla rovina. È lo stesso Satana a raccontare in prima persona la storia della distruzione di questa piccola frazione polacca, facendo riferimento al suo insinuarsi e al come sia riuscito a trasportare gli abitanti del villaggio di Kreshev alla rovina: in particolare, la ricca famiglia ebrea di Reb Bunim, la quale precipiterà nell'abisso dell'abiezione, della perdizione e del castigo. Il peccato commesso? L'adulterio. Ma chi è il vero peccatore? Il marito stesso Reb Bunim, sua moglie Shifrah Tammar, l'amante di lei Mendel o il suocero di lui? Per la comunità ebraica non vi sono dubbi. Anche i protagonisti della vicenda accettano la indiscutibile sentenza dei sacerdoti. D'altronde, la legge ebraica non si discute. Su questo classico tema, l'autore cercherà di aprire alcuni spunti di riflessione nel prosieguo della vicenda. Che dire?... La novella merita, una sorta di parabola yddish sul peccato, il libero arbitrio e l'eterna lotta tra il bene e il male, con molti respiri di ispirazione anche biblica, con un retrogusto amaro e malinconico che solo uno scrittore come Singer, con segno peculiare degli scrittori ebrei, avrebbe potuto scrivere. Il racconto, diciamo così, "religioso", può piacere come può non piacere, potendo suggerire ad alcuni il messaggio che l'opera del male possa corrompere anche gli uomini più puri, ad altri il messaggio che la religione manipoli le menti, facendo credere di essere nel giusto, mentre invece fa vivere nella completa cecità. In ogni caso, però, credo che sia una lettura che valga sicuramente la pena di fare!
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