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E con questa sono tre le sillogi scritte da Daniela Raimondi che ho avuto la possibilità e il piacere di leggere. In questa poetessa è sorprendente la capacità di non ripetersi, di trovare nuove tematiche realizzate in modi diversi, con uno stile che è riconoscibile solo dopo un’approfondita lettura e rilettura. In Avernus c’era il prima e il dopo la scomparsa di una persona (in questo caso il padre della poetessa), in I fuochi di Manikarnica si parla di viaggi, mentre in questa nuova opera si racconta soprattutto del dolore di alcune donne, per lo più famose, ma non mancano anche quelle che costituiranno solo un ricordo per gli affetti più vicini. Così si va da Koku Istambulova, appunto la donna più vecchia del mondo (Non conoscevo il mare / solo le verdi onde del grano, / il tormento dei fiumi a novembre. / Sono nata di notte sui monti, / tra il canto dei lupi e le grida dei cinghiali./ Sono cresciuta in un paese di poveri, / dove il pane era fatto di fatica e sudore / e la morte era la rosa più bella. /…) alla sfortunata pittrice messicana Frida Kahlo. Poi ci sono altri personaggi femminili, tutti segnati dal dolore, da donne per niente famose, come l’anonima aspirante suicida, e altre che hanno avuto l’opportunità di essere ricordate per diversi motivi, come la progenitrice Eva. Non potevano inoltre non esserci la scrittrice Marguerite Duras e l’attrice Marylin Monroe. Quindi, personaggi noti e sconosciuti accomunati, più che dal dolore, dal senso del dolore, da quella marcatura iniziale che li accompagnerà in tutta la vita, e si tratta sempre di donne, la parte più succube della nostra umanità, per la quale vivere la sofferenza è pur sempre un vivere. Verso dopo verso si viene formando un requiem che avverte chiaramente il nostro animo, una musica solenne e al tempo stesso semplice per celebrare sofferenze che ci vengono piano piano svelate, vite perdute nel solco di un destino che grida forte il dolore di vivere. Da leggere.
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