Andrej Platonovic Platonov nasce nel 1899 a Jamskaja Sloboda, un sobborgo di Voronez; il padre è operaio alle ferrovie. Per mantenere la famiglia numerosa si adatta a ogni tipo di lavoro, ma non abbandona gli studi né la passione per la letteratura. Nel 1920 aderisce al Partito comunista ma l'anno seguente restituisce la tessera. Con la qualifica di ingegnere viene destinato a opere di bonifica nella campagna remota dove, soprattutto di notte, scrive i suoi primi racconti. Dilaniato tra l'amore per il suo lavoro di tecnico e la passione per la scrittura, entrambi strumenti per contribuire all'edificazione della nuova società nella quale crede, continua a comporre opere che avranno sempre problemi con la censura. Nel 1931 la pubblicazione del racconto A buon pro provoca l'intervento dello stesso Stalin: «Punire in modo esemplare i redattori, e che buon pro gli faccia». Intorno a Platonov è terra bruciata: qualche anno dopo suo figlio appena adolescente viene arrestato e deportato in un lager. Nonostante tutto continua a scrivere: Lo sterro, Mosca felice, Dzan, Fro, Il fiume Potudan', Il terzo figlio, saggi, pièce, favole e racconti di guerra, ma solo raramente le sue opere superano il vaglio della censura e l'ostracismo della critica. Muore di tubercolosi a Mosca nel 1951. Di Platonov Einaudi ha in catalogo Cevengur (Letture, 2015).