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T. propone un approccio etico nella philophia perennis (Tommaso d'Aquino) nell’armonia con il cristianesimo che il medioevo aveva sperimentato e la modernità aveva invece smarrito. Ivi avevano grande importanza gli organismi intermedi, entro la concezione organica della società. L’economia è all’interno della società, e non è separata dalle altre scienze. Vanno quindi recuperate le forme della reciprocità, redistribuzione e scambio di mercato nella cultura della comunione, fraternità, equità: la socievolezza. Quindi occorre bandire l’homo oeconomicus caratterizzato essenzialmente dall’individualismo e autointeresse. Eccoci alle tesi del personalismo e al carattere istituzionalistico della scienza economica italiana nel concetto di ordine (sempre di Tommaso) fatto discendere dalla metafisica che è la scienza massima. L’autointeresse non può essere l'unico criterio di azione; si risponde infatti anche alle norme sociali e morali, non al solo calcolo. La qualità delle relazioni, fiducia e cooperazione sono decisive per la società umana. Rifuggiamo quindi dal pessimismo antropologico (Agostino) La rendita è il conflitto principale (non quindi tra profitti e salari): il nemico del bene comune non è l’imprenditore ma il rentier (vedi Loria, Marx e Ricardo). La democrazia in azione guarda alle forme intermedie di rappresentanza congiuntamente alla giustizia commutativa e distributiva. La politica deve però essere in grado di effettuare un nuovo movimento di rilegatura tra sociale ed economico, tra significato e funzione, nel nuovo scambio che inverte la logica secondo cui la finanziarizzazione sostiene i consumi che alimentano l’economia.
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