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BRUNETTA, GIAN PIERO, Buio in sala
AA.VV., Emozioni di celluloide. Come si ricorda un film
scheda di Cortellazzo, S., L'Indice 1990, n. 3
Due volumi "dalla parte dello spettatore", che con lui sprofondano e si perdono nel buio della sala cinematografica per esplorare da un lato la storia, le dinamiche, i comportamenti, la memoria di quattro o cinque generazioni, ovvero di quasi cent'anni di passioni di fronte al grande schermo, dall'altro per esaminare nello specifico quali emozioni si provano mentre si guarda un film e che cosa ci si ricorda di esso. Due libri complementari: non a caso nel secondo l'introduzione, firmata da Brunetta, riprende, in parte, il capitolo "Con il cuore in tumulto" di "Buio in sala". Emozioni di celluloide, scritto da sette psicologi - Baroni, Cornoldi, De Beni, D'Urso, Palomba, Peron e Stegagno - con competenze scientifiche differenziate, prende le mosse dall'analisi delle reazioni psicofisiche di più individui di fronte a un unico testo filmico, arrivando ad accertare "'quanto' e 'come' si ricordano le diverse componenti del film e 'in quali circostanze' il ricordo è migliore".
Con Brunetta si compie invece un lungo viaggio alla ricerca di una sorta di autobiografia collettiva dell'esperienza cinematografica, attraverso testimonianze di comuni spettatori, critici, scrittori, registi e con l'ausilio di centinaia di citazioni: citazioni filmiche o tratte da testi poetici, brani letterari, frammenti epistolari, motivi di canzoni. Il viaggio prende le mosse da quei protospettatori attoniti di fronte alle immagini in movimento nei baracconi delle fiere, poi nelle prime sale-cattedrali cinematografiche che hanno visto generazioni "allattate dallo schermo, ricevere nel buio della sala il battesimo emotivo e cognitivo". Fra le tante citazioni riportate, sole due: "Ci sono stati anni in cui il cinema è stato per me il mondo " (Calvino); "Certe volte mi sembra di essere nato in un cinema. Voglio dire che il mondo mi sembra di averlo guardato e averlo visto per la prima volta da bambino nel buio del cinema sotto casa mia" (Tadini). Pagine e pagine, di grande interesse storico e critico e spesso di indubbio fascino poetico vengono dedicate alle tantissime sale, immense e gremite, dei tempi aurei e alle poche, semideserte, del presente, alle sale come culla, casa, rifugio, letto, scuola, arena, grotta preistorica; agli umori, ai palpiti, agli odori, alla curva delle emozioni collettive, alla fame d'immagini, alla sala come paradiso per i ragazzi e "primo vero luogo di transfert pubblico dei propri sogni" per le donne. Vengono analizzate con minuzia le reti, i fili, i punti di scambio fra schermo e platea, i processi d'identificazione e i movimenti "della grande bussola che per decenni ha guidato e consentito di distinguere tutte le grandezze stellari del firmamento divistico, ora smagnetizzata e in pratica inservibile". Per arrivare a studiare, inevitabilmente, i progressivi segnali di morte annunciata e "la lenta - forse irreversibile - estinzione della specie dell'uomo cinematografico".
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