Gli eredi di Atlantide

Una gradevole sorpresa, questo romanzo, cui ho voluto dare fiducia nonostante il tema trattato non sia il mio solito genere. Lo stile narrativo è scorrevole, con un buon equilibrio che fa uso della giusta quantità di dettaglio per far visualizzare la scena al lettore, senza rallentare il ritmo. Il linguaggio scelto per i personaggi vuole creare un'atmosfera da "alto parlare" da eroe tolkeniano. Benchè questa scelta risulti forse azzardata nelle scene di passaggio, in cui i protagonisti non stanno affrontando pericoli, è invece del tutto congeniale alla narrazione e ben si adatta all'atmosfera laddove questa si fa più epica e drammatica, nelle numerose scene portanti: la caduta d'Atlantide, le battaglie affrontate dai protagonisti, l'esplorazione di luoghi oscuri. Ed è proprio in queste scene che "Gli Eredi di Atlantide" convince ed avvince, creando uno spessore che va al di là del semplice "peplum" per creare un mondo più complesso di quello cui romanzi più o meno storici ci hanno abituato: viaggi dello spirito in inferi precristiani, misteriose isole oscure che richiamano atmosfere lovecraftiane dipingono l'immagine di un mondo che se a prima vista può sembrare ben saldo e delimitato alle coste nordafricane di un Mediterraneo storico e reale, rivela scorci di rovine ctonie di qualcosa di antico ed immutato negli eoni, che precede l'insediamento umano.

Un viaggio alla ricerca di un nuovo inizio, che si rivela un ritorno alle origini. Due gruppi alla ricerca di salvezza e risposte, vendetta e potere. Storia e mito, immaginazione e citazioni, il tutto fuso in un linguaggio che si rivela coinvolgente anche per i profani del genere. Ovviamente lo consiglio soprattutto a chi ama questi temi e queste atmosfere, ma potrebbe rivelarsi una sorpresa anche per gli altri.

Il romanzo è un grande viaggio, come nella più antica tradizione omerica, a cui si accompagnano la scoperta di nuovi mondi e un progressivo apprendimento da parte di Adhon e dei suoi. Viaggio nello spazio, quindi, ma anche nell’animo dei personaggi, che hanno modo di crescere, imparare e evolvere. Su tutto aleggia la fede in Poseidone, signore dei mari e protettore di Atlantide, e la speranza che abbia un futuro in serbo per tutti loro. Lo stile del romanzo è molto epico, il vocabolario curato, le frasi lunghe, spesso pompose, infarcite di aggettivi descrittivi e di termini atti a enfatizzare. È uno stile che ho trovato adatto all’atmosfera generale del romanzo, allo spirito quasi mitologico che lo permea, con i continui riferimenti agli Dei, al fato che tutto comanda, alla missione salvifica del popolo di Atlantide. Certo, gli amanti dei periodi brevi e dello stile asciutto, alla Hemingway, storceranno il naso, ma credo che ogni storia abbia bisogno della sua voce per essere raccontata, e Camerini e Gualcheriotti hanno fatto un’ottima scelta, anche se, per gusto personale, a volte qualche periodo o monologo li avrei sfoltiti un po’. “Gli eredi di Atlantide” è un romanzo epico, ad ampio respiro, che segue non soltanto le avventure di Adhon e dei suoi compagni, ma anche dell’intero popolo di Atlantide, segnando il destino di una civiltà intera. È una storia di decadenza, sicuramente, perché i regnanti della città dei Cinque Anelli si sono dimostrati miopi, e forse anche tronfi, certi di essere i migliori e i prediletti dagli Dei, salvo ritrovarsi di fronte a un’amara verità. È però anche una storia di rinascita, di risalita, di salvezza, che avviene tramite il viaggio, un tema classico, tipico di molti romanzi, che permette ai protagonisti di vivere una serie di esperienze, fare incontri, aprire la mente, atti a migliorare se stessi. Nel complesso, è una bella epopea che appassionerà soprattutto gli amanti della narrativa avventurosa e eroica!