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Recensioni Eroi di una guerra segreta. Le scomode verità delle «missioni di pace» italiane

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Eroi di una guerra segreta celebra il coraggio dei soldati italiani impiegati in pericolose missioni spesso sconosciute al grande pubblico

«Li ho visti sdraiarsi su una branda impolverata senza nemmeno togliersi il giubbotto antiproiettile. Chiudere gli occhi per un quarto d'ora e poi alzarsi, ricaricare il fucile e tornare a combattere sopra un tetto. Ragazzi di poco più di vent'anni con cui poco prima avevo scherzato in mensa, che sotto il fuoco dei mortai si sono trasformati in guerrieri. Guardandoli ho capito che cos'è il coraggio. Hanno combattuto e combattono guerre non dichiarate. Sono partiti per missioni di pace ma spesso si sono trovati al centro della battaglia. Qualcuno non è più tornato.»

Poco è noto delle vicende che hanno segnato le missioni di pace dell'esercito italiano durante gli ultimi conflitti. Gli eroi di una guerra segretasono, ad esempio, i soldati italiani che tra il 2003 e il 2006 durante l'operazione Antica Babilonia hanno dovuto fronteggiare la rivolta delle milizie sciite nell'Iraq meridionale, a Nassiriya. Il 12 novembre del 2003, 19 italiani morirono a seguito dell'attentato presso la base Maestrale a Nassiriya. Ma sono anche i fucilieri del Reggimento San Marco, impegnati per cinque giorni nella difesa della sede dell'autorità provvisoria a Nassiriya nella battaglia di più vasta portata sostenuta dall'esercito italiano dopo la Seconda guerra mondiale. Moriva, dilaniato da un colpo di mortaio, il lagunare Matteo Vanzan. Per questi episodi sono stati decorati, in segreto, vari ufficiali e sottufficiali con medaglie al valor militare. In segreto perché queste e altre missioni all'estero furono definite "missioni di pace". Meo Ponte, reporter di guerra che ha seguito in prima persona le vicende descritte, ricorda le vite perse e le battaglie vinte dei soldati italiani attivi nelle cosiddette "missioni di pace".)
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